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Le pratiche ipnotiche per comunicare con l’inconscio risultano essere così antiche da indurci ad affermare che l’Ipnosi esista da sempre.

Come funziona l’Inconscio

Stregoni, sciamani e guaritori di tutti i tempi hanno utilizzato l’ipnosi come parte essenziale dei loro rituali. Su una stele del regno di Ramsete XII della 20° dinastia, risalente a c.a. 3000 anni fa, troviamo la trascrizione di  una sessione di ipnosi come potrebbe svolgersi ora.

L’ipnosi veniva praticata dagli aztechi molto prima del’arrivo di Cortez, così come dai persiani e dai cinesi. Quest’ultimi  già diciotto secoli prima di Cristo si dedicavano ad evocare lo stato alterato di coscienza utilizzando particolari canti e danze rituali. Gli antichi druidi inducevano invece il sonno magico ripetendo particolari cantilene; e i sacerdoti del dio Baal favorivano lo spazio di trance, necessario per la profezia, saltando per ore attorno all’altare.

Nell’antichità praticamente tutti i popoli, compresi mongoli, tibetani, yogi indiani e alcune tribù di nativi americani, erano a conoscenza di procedure ipnotiche e praticavano forme  che possiamo definire di Ipnosi, ma ne ignoravano in realtà sia l’esistenza che i principi che ne sono alla base. In altre parole erano convinti che i fenomeni che si verificavano grazie a tali pratiche fossero la conseguenza di magia, o  imputabili all’intervento divino.

E’ dall’800, con Mesmer  e Puysegur, che si inizia a parlare di stati alterati di coscienza, a definirne basi e  metodologie. Da allora l’Ipnosi studia  in modo sistematico come funziona l’inconscio e come comunicare con esso per indurlo a produrre i cambiamenti desiderati.

L’unico modo infatti di indurre l’inconscio a collaborare è quello di comprendere come funziona e comunicare con lui con amore e rispetto, e questo è fondamentale, visto che è l’inconscio l’unico che può dare il permesso per il cambiamento.

Ciò che l’Ipnosi afferma non si basa quindi  su teorie, ma si tratta piuttosto di osservazioni raccolte sul campo, nella pratica degli  operatori più abili  e creativi che grazie al loro approccio hanno ottenuto più risultati.
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L’inconscio ha sempre un’intenzione positiva

L’inconscio ha sempre un’intenzione positiva in ciò che fa è uno dei fondamenti della Programmazione Neurolinguistica, che è lo studio e il modellamento delle strutture inconsce, l’analisi cioè di come i nostri meccanismi interni (che per quanto simili sono individuali e unici) ci portano a pensare e ad agire in un determinato modo.

Vediamo ora alcune delle affermazioni della PNL sull’inconscio, ottenute tramite l’osservazione e lo studio del lavoro di Milton Erickson, Virginia Satir, Carl Rogers,  e Fritz Perls,  i  terapisti che mostravano di avere i migliori risultati di sempre nell’aiutare le persone, e quindi la migliore comunicazione con l’inconscio:

L’inconscio è il protettore della nostra sopravvivenza, cerca sempre la scelta migliore possibile nell’equilibrio di tutte le parti che lo compongono, che sono miliardi, se pensiamo che ogni cellula ha la sua mente, come affermano  anche gli ultimi studi delle neuroscienze.

Come ben sappiamo in noi molte parti possono essere in conflitto, avere cioè visioni e comprensioni di ciò che è buono per noi molto diverse. E ogni parte inconscia conserva sempre l’età di quando si è creata, e ricordiamo che la nostra struttura di base si crea dal concepimento ai sette anni.

Ecco perché possiamo affermare che l’inconscio è come un bambino piccolo, e come un bambino piccolo non si rende conto delle conseguenze delle sue azioni, vive in quel momento e vede solo la soddisfazione di un impulso o di un bisogno. Quindi per capire l’inconscio è necessario ricordare sempre  di distinguere l’intenzione dal comportamento.

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La scelta dell’inconscio è sempre la migliore di quel momento

Un esempio tipico sono le dipendenze: per  la mente conscia che ragiona è ovvio che fumare o riempirsi di droga fa male alla salute e quindi è meglio non farlo, ma ci sono altre parti più piccole come età   che con quella sostanza (fumo, droga,  alcool, ecc.) cercano solo  soddisfazione  per un disagio profondo  o di riempire un buco per tirare avanti.

Anche se il conscio capisce le conseguenze del comportamento dannoso, la sua forza è il 5%, rispetto a quella inconscia che è il 95%, ecco perché la volontà da sola non può bastare per cambiare. Per quel livello di coscienza in quel momento quella è l’unica scelta possibile; sappiamo che  non appena l’inconscio avrà accesso ad altre risorse interne, fino a quel momento precluse, passerà subito a scelte migliori.

Un altro fondamento della PNL è la Mappa non è il territorio, a significare che come viene vissuta la storia personale porta ogni individuo a sviluppare una serie di convinzioni interiori, in gran parte inconsce, che reggeranno il senso dei suoi comportamenti, scelte, limiti e confini.

La Mappa è assolutamente individuale, ciò che è bene e male per una persona può non esserlo per un’altra, e soprattutto è  necessario ricordare che l’inconscio è inconscionon c’è a questo livello una coscienza etica sul senso delle proprie scelte, se non la protezione e salvaguardia della sopravvivenza e della convenienza personale in quel momento.

La coscienza etica viene dal Superconscio, la guida superiore, la parte divina, ma se non c’è spazio nell’inconscio e la parte ombra, cioè l’irrisolto conflittuale, prevale – ecco che la voce del Superconscio non  potrà essere avvertita.

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Avere fiducia nell’inconscio

Riepilogando, possiamo quindi affermare che dietro a ogni comportamento c’è un’intenzione positiva inconscia. A volte può essere molto difficile capire le motivazioni inconsce delle persone e il perché dei loro comportamenti. Questo non significa naturalmente scusare i comportamenti dannosi o antisociali, ma ricordare che l’inconscio spinge la persona ad agire  in quel modo con un’intenzione buona, e non ha la possibilità di rendersi conto delle conseguenze.

Le persone compiono le scelte migliori a loro disposizione, date le possibilità e capacità che percepiscono come disponibili per sé in quel dato momento, a partire dal loro modello del mondo. Ogni comportamento, non importa quanto appaia malvagio, folle o bizzarro, è la scelta migliore che la persona può compiere in quell’istante.  Nel momento in cui l’inconscio troverà una scelta più appropriata, (all’interno del contesto di quel modello del mondo, o mappa personale), la persona sentirà di poter agire un comportamento migliore.

Se vogliamo avere fiducia nel nostro inconscio e motivarlo  in modo efficace al cambiamento è necessario comprendere che anche dietro  al comportamento  peggiore  c’è un’intenzione positiva.

Per esempio quando l’inconscio produce la malattia lo fa come tentativo di portare alla luce una tensione inconscia, perché la coscienza possa riconoscerla e prendersene cura. La medicina naturale di tutte le tradizioni afferma  che i  sintomi sono i messaggeri di parti di personalità  che si fanno sentire perché le loro richieste,  che rispecchiano un bisogno profondo della persona, che non ne è consapevole,  vengono ignorate e non rispettate. 

L’unico modo di  riscuoterci da questa mancanza che mette a rischio l’equilibrio di tutto il sistema è allora inviare dei segnali che richiamano la nostra attenzione, come per esempio dolori,  malfunzionamento di un organo, paure o  squilibri emozionali di varia natura ed entità.

Soltanto quando il conscio smette di giudicare e trattare male l’inconscio, e accetta di diventare una buona madre che  amorevolmente  impara  come motivarlo e guidarlo  si aprono nuove possibilità per noi di guarire (cioè integrare il messaggio) uscire dal dominio dei condizionamenti e aprirci a vivere nel presente.

Possiamo affermare che il processo della malattia è sempre segnale che c’è una disarmonia nella mente, ed è proprio qui che risiede  anche  il potere di cambiare.