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Che cos’è l’ipnosi regressiva?

Ognuno di noi racchiude un insieme di capacità, talenti e doti peculiari che fanno di ogni individuo un essere assolutamente unico. Nell’inconscio ci sono però anche limitazioni. E’ quanto sta nell’Ombra che va a nutrire sfiducia, senso di inadeguatezza, incapacità, paure… Gran parte del lavoro con l’IPNOSI si avvale di tecniche di regressione, in quanto la radice degli attuali problemi si trova spesso nell’infanzia.

Con IPNOSI REGRESSIVA si intende l’utilizzo dell’ipnosi per attivare le capacità regressive della mente, di andare cioè indietro in un tempo più o meno remoto, e lì favorire la comprensione, l’elaborazione e l’integrazione di quei vissuti dove si cela l’origine di problemi che si manifestano nel presente.

E’ più facile per l’inconscio trovare un nuovo equilibrio interno più sano e funzionale andando a ristrutturare proprio l’evento preciso responsabile del trauma. Se non si sa o non si ricorda quale sia l’evento in questione niente paura: l’inconscio conserva memoria precisa di tutto quanto è accaduto  e se opportunamente guidato può operare in ogni caso.

A cosa serve l’ipnosi regressiva alle vite passate?

L’IPNOSI  REGRESSIVA  alle vite  passate può favorire il recupero e la rielaborazione anche di  memorie cosiddette di vite precedenti: a volte l’origine del trauma sembra risalire a un tempo più remoto di quello dell’attuale vita.

Utilizzare le capacità della mente inconscia per accogliere, rielaborare ed integrare nella coscienza ciò che è inconscio, ci restituisce al presente e ci permette di viverci non più come vittime del nostro destino, ma come persone responsabili e sempre più libere di vivere il presente.

Su cosa si fonda l’ipnosi regressiva alle vite passate?

L’IPNOSI REGRESSIVA alle vite passate ha le sue basi, ovviamente, sull’esistenza della reincarnazione. Il concetto di reincarnazione appartiene praticamente a tutte le culture del mondo; l’induismo, il buddismo, il taoismo, l’ebraismo ne parlano diffusamente nei loro libri sacri, e anche nel Corano se ne trovano riferimenti. Nell’antico Egitto lo studio della reincarnazione faceva parte dell’iniziazione ai grandi misteri.

Per quanto riguarda l’occidente è interessante ricordare che il Cristianesimo delle origini considerava la reincarnazione un fatto del tutto naturale. Origene, Clemente d’Alessandria, Plotino, San Bonaventura, San Giustino, San Gregorio di Nissa, padri della Chiesa, erano tutti sostenitori della reincarnazione.

Secondo San Girolamo questa dottrina è stata insegnata per lungo tempo ai primi cristiani. Fu solo nel 553 nel V concilio che, per volere dell’imperatore Giustiniano, fu scagliato anatema contro una parte dell’insegnamento di Origene (ben tre secoli dopo la sua morte) e furono depurati i Vangeli (che si sa sono stati manipolati più volte) dai riferimenti alla reincarnazione. Ne rimangono però dei passi che piuttosto chiaramente si riferiscono al fenomeno: quando Gesù chiede alla gente chi crede che lui sia, gli rispondono Tu sei Elia e Gesù dice Elia è già tornato e non l’hanno riconosciuto.(…) Allora i discepoli capirono che egli intendeva parlare di Giovanni il Battista. (Matteo 16,13-16; 17,10-13).

Si parla di reincarnazione anche nei Vangeli apocrifi, come in quello di Tommaso, e nei libri agnostici.

Dagli anni ’60 del secolo scorso  sono numerosi  gli  psichiatri  ed  ipnoterapeuti che si sono misurati con l’IPNOSI REGRESSIVA alle vite passate,  tra i nomi  che  hanno trovato  vasta notorietà con  pubblicazioni inerenti all’argomento: Bruce Goldberg, Raymond Moody jr., Helen Wambach, Ian Stevenson e  Brian Weiss.

Gli studi dello psichiatra inglese Ian Stevenson su bambini orientali (la cui cultura non nega la reincarnazione, e perciò meno repressi di noi a livello dell’inconscio collettivo) che ricordano le proprie vite precedenti, sono molto ricchi di dettagli e testimonianze verificate sul campo che ne attestano l’autenticità.

Com’è nata la regressione alle vite passate?

La prima regressione ipnotica a una vita precedente di cui esiste una documentazione avvenne in Germania nel 1862, ad opera del principe Galitzin, mesmerista. Egli stava sperimentando la trance ipnotica su una povera donna, prostituta di basso rango e del tutto priva di istruzione, che aveva raccolto dalla strada per fare pratica dell’ipnosi.

In trance essa indicò in un delitto compiuto nella sua precedente vita in Francia la causa delle sue attuali difficoltà, fornendo molti particolari delle persone coinvolte nel fatto e del luogo dove si era verificato. Si manifestò xenoglossia, un fenomeno che a volte si verifica nell’IPNOSI REGRESSIVA: in trance la donna si esprimeva correttamente in francese, lingua a lei altrimenti totalmente ignota.

Subito dopo Galitzin si recò in Francia, nel paese  indicato dalla donna. La successiva verifica delle testimonianze di gente del posto, che aveva appreso dai propri vecchi la storia in questione, confermò tutti i particolari emersi nella regressione.

Quello che emerge è successo veramente?

E’ opinione di alcuni che la regressione alle vite precedenti non sia altro che una sorta di messa in forma immaginativa, nient’altro che una specie di drammatizzazione di dinamiche relative ai problemi o conflitti attuali. Non si tratterebbe cioè di reali esperienze reincarnative bensì di proiezioni inconsce dei problemi attuali rappresentati simbolicamente utilizzando un’altra forma storica, che tuttavia faciliterebbe l’attenuazione o la scomparsa dei disturbi stessi.

Personalmente non penso sia importante provare la veridicità delle vite passate, nè che la risoluzione dei problemi attuali debba necessariamente avvalersi della regressione alle vite passate. Tuttavia nella mia esperienza di lavoro questa metodica si è mostrata in parecchi casi il decisivo strumento di sblocco per problemi che non avevano precedentemente trovato soluzione con altre tecniche.

La nostra vita psichica è innegabilmente vastissima, si estende in tutte le direzioni molto al di là della nostra attuale capacità di comprensione e rappresenta un incredibile patrimonio di risorse. E’ opportuno utilizzare sempre con rispetto e creatività ciò che l’inconscio fa emergere dal profondo: si tratti di  immagini simboliche o di reali memorie di vite passate poco importa; è quanto l’inconscio ci offre in quel momento e se l’elaborazione di quanto si è palesato può condurci al ridimensionamento o al superamento della tematica limitante, è bene accogliere quanto emerge e utilizzarlo in ogni caso. Se si è  motivati da istanze più profonde della mera curiosità mentale e pronti a farla, l’esperienza della regressione può rivelarsi liberatoria e molto utile.

Che benefici  favorisce  l’ipnosi regressiva alle vite passate?  

Al di là delle mode del momento, questa particolare tecnica è consigliata a tutte le persone che si ritrovino con memorie limitanti e reazioni di difficoltà non collocabili nell’attuale vita, o con limitazioni in particolari aree di esperienza per cui avvertono una sorta di attrazione-repulsione non riconducibile ad eventi vissuti.

L’utilizzo di questa tecnica può portare, spesso velocemente, al superamento di disagi  emozionali  che non hanno risposto ad altri trattamenti, e quindi a una maggiore capacità di vivere  il presente.     

Quando non è opportuno utilizzare  l’ipnosi regressiva alle vite passate?

Se ne sconsiglia l’utilizzo in presenza di psicosi, di depressione acuta, a persone che assumano psicofarmaci e farmaci anticonvulsivi, a donne in gravidanza, bambini e adolescenti.  E’ necessario avere la maturità sufficiente per elaborare i contenuti che emergono dall’inconscio, i quali a volte possono essere anche difficili da accettare. Per questo l’utilizzo di questa metodica è opportuno solo per individui adulti.


Per saperne di più:

Lo specchio del tempo, Brian Weiss, ed. Mondadori

Le prove della reincarnazione, Ian Stevenson, ed. Armenia