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Il cosiddetto Attacco di Panico è un disagio che sta diventando sempre più frequente, al punto da essere definito l’ ”epidemia” dei tempi moderni.

L’Attacco di Panico è considerato un disturbo d’ansia, e consiste nel manifestarsi in modo improvviso e inatteso di  una serie di sintomi fisici molto intensi che si verificano spesso senza motivo apparente.

Ecco quanto di solito si avverte: tachicardia o battito irregolare, nodo alla gola, mancanza di respiro, tremori, costrizione toracica,  peso al petto, tensione muscolare, formicolii, palpitazioni, vampate di calore, appannamento della vista, sensazione di testa vuota, sudorazione, bocca secca, il tutto in modo molto intenso. La persona di solito si sente sopraffatta da paura e ansia e teme di morire.

Di solito la comparsa dei sintomi è esplosiva, e la fase acuta si esaurisce in pochi minuti.  Dopo il picco, i sintomi tendono in breve tempo a regredire, fino a scomparire. E’ importante sottolineare che, per quanto i sintomi dell’attacco di panico siano estremamente spiacevoli, e, a seconda di come reagisce la persona, possano provocare anche stati di angoscia estremi, essi non sono in sé pericolosi.

Attacco di Panico e paura della paura

Chi ha sperimentato un attacco di panico lo descrive come terrificante, per questo in seguito  può verificarsi un cambiamento significativo nel comportamento. Spesso infatti la persona, dopo il primo attacco, inizia a vivere nell’attesa angosciosa di una possibile crisi successiva. Dominati dalla paura degli attacchi di panico, diventa infatti pressoché impossibile fare qualsiasi cosa da soli: uscire di casa, guidare, muoversi in autobus o stare in mezzo alla folla o in coda, e cosi via.  Il tentativo  di evitare  tutte le situazioni potenzialmente “pericolose” che creano ansia diviene la modalità prevalente. Sovente accade che la persona, schiava della sua paura, costringa tutti i familiari ad adattarsi di conseguenza, a non lasciarla mai sola e ad accompagnarla ovunque, con l’inevitabile senso di frustrazione che deriva dal fatto di essere  adulti  ma  dipendere dagli altri. Tutto questo può condurre al deterioramento dei rapporti e della qualità di vita, e sfociare nella depressione.

Si calcola che siano circa 10 milioni gli italiani vittime  almeno una volta dell’attacco di panico; un evento  che per  la grande maggioranza dei casi rimane isolato, e non si ripete. Questo evento può però trasformarsi in un grave disagio ricorrente: le persone che accusano attacchi di panico ripetuti, ansia generalizzata e fobie sono oltre 2 milioni.  

Attacco di Panico, da cosa dipende?

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Gli studi in proposito affermano che l’attacco di panico si scatena perché nel cervello esiste un sistema di allarme che a un certo punto scatta, segnalando che un eccesso di energia manda l’organismo in corto circuito e rilasciando il sovraccarico. L’attacco di panico si può quindi intendere come un allarme che scatta per segnalare un eccesso di ansia, o di tensione, che può riguardare una o più situazioni causa di stress.

Di solito nei tempi precedenti all’attacco si è vissuta una serie di problematiche che, spesso anche senza che l’individuo se ne rendesse conto a livello conscio, hanno generato un accumulo di stress che alla lunga sovraccarica eccessivamente il sistema nervoso. Oppure, più semplicemente, la persona non si permette di esprimere la sua energia vitale, che intrappolata e compressa da condizionamenti e paure, a un certo punto esplode con i sintomi definiti “attacco di panico”.

Gli attacchi di panico  si manifestano di preferenza tra i 15 e i 65 anni, ma a volte possono comparire anche nell’infanzia e portare il bambino a cercare di evitare la scuola. Spesso nella stessa famiglia diversi componenti ne soffrono o ne hanno sofferto in passato, trasmettendosi il modello disfunzionale.

Aldous Huxley ha detto: La realtà non è ciò che ci accade. ma quello che noi facciamo con ciò che ci accade. Questo è più che mai vero nel caso di questo tipo di disagi. Sappiamo infatti che non è la situazione in sé a spaventare l’individuo, ma il modo in cui egli la interpreta. Possiamo affermare, col sostegno dei Maestri spirituali di tutte le tradizioni che non sono, quindi, gli eventi a provocare quello che sentiamo, ma il modo in cui li vediamo e li gestiamo, con la nostra attitudine mentale.

Il pensiero interagisce continuamente con le nostre reazioni corporee, quindi, ad esempio  il pensiero di poter avere un altro attacco di panico induce uno stato di ansia che, a sua volta, porterà alla comparsa di sintomi fisici sgradevoli, e i pensieri negativi rispetto a quanto percepito peggioreranno i sintomi stessi innescando il circolo vizioso, con effetti sul corpo che potrebbero portare a un nuovo attacco, o essere molto simili.

Per capire come si verifica questo  consideriamo l’ansia: si tratta in realtà di un meccanismo di difesa prezioso che alza il nostro livello di attenzione, indispensabile per la sopravvivenza.
Nella nostra vita ci capita di provarla, in vari gradi, quando siamo alle prese con un’attività che presenta un certo grado di rischio o pericolo. Se affrontassimo una prova o un rischio senza la minima ansia, il nostro scarso livello di attenzione ci porterebbe ad essere esposti a gravi pericoli, o a fallire. Quello stato di attivazione fisica e nervosa che definiamo ansia, è indispensabile all’individuo per la buona riuscita di molte  attività quotidiane, e deriva da un meccanismo di reazione al pericolo antichissimo, definito di lotta o fuga.

Il meccanismo di  lotta/fuga e l’Attacco di Panico

Nelle vicinanze  di un predatore, le specie più deboli si mettono in stato di massima allerta, si preparano a fuggire: il cuore inizia a battere forte e il respiro diventa veloce per rifornire i muscoli di ossigeno,  la digestione si interrompe perché tutto il sangue possa confluire verso le gambe e i piedi, i vasi sanguigni periferici si contraggono e quelli muscolari si dilatano; viene rilasciata adrenalina e noradrenalina, tutti i sensi si fanno acutissimi. La stessa reazione accade quando un animale selvatico valuta che per la sua sopravvivenza è più opportuno  lottare invece che fuggire. Tutto il corpo è in tensione e pronto al massimo dello sforzo.

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Nell’uomo questo meccanismo di reazione al pericolo è attivato dall’ipotalamo e dall’amigdala,   parti ancestrali e profonde del cervello. I sintomi soggettivi che questa reazione genera sono quelli  che definiamo ansia acuta. Questo meccanismo così profondo e radicato nel sistema nervoso, è molto precedente alla nostra evoluzione cognitiva-intellettuale. Perciò esso scatta sempre in modo automatico in qualsiasi situazione sia percepita come rilevante, al fine di permetterci la massima prestazione, ma non distingue  i vari tipi di pericolo.

Così il meccanismo di lotta/fuga può attivarsi per  un esame all’università, dover parlare in pubblico, esporsi per corteggiare la persona che ci piace, o imporsi sul posto di lavoro … E’ piuttosto normale in questi casi avvertire  sintomi di ansia anche intensi, ma il nostro sistema  può esagerare e portarci ad avvertire la stessa reazione di pericolo come se ci trovassimo di fronte alle bestie feroci che anticamente i nostri progenitori si trovavano ad affrontare veramente.

Se questa attitudine di reagire in modo sproporzionato alla realtà del pericolo si  presenta troppo frequentemente  ecco  che viene compromesso l’equilibrio interiore e da lì il nostro benessere. Eccessi di questo tipo possono predisporre il sistema  all’attacco di panico, e spiegare perché il fenomeno è aumentato così tanto negli ultimi anni.

I dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in Europa, riportano che quasi un terzo della popolazione  europea (il 27% degli abitanti di età compresa tra i 18 ed i 65 anni), vive almeno una volta nella vita un disturbo d’ansia (oltre agli attacchi di panico, rientrano in questa categoria anche l’ansia generalizzata  e le fobie). Le donne hanno una probabilità tripla di sviluppare questo tipo di disturbi rispetto agli uomini, così come risultano più a rischio i giovani, i single, i disoccupati, le casalinghe e chi vive in grandi città, rispetto a chi vive in piccoli centri.

Cosa fare per depotenziare Ansia e Panico

Al livello più immediato, una delle cause principali del disagio che può portare all’attacco di panico è l’interpretazione errata dei sintomi dell’ansia. Molto spesso scarsa autostima e senso di inadeguatezza  sono presenti in questi soggetti. Se la persona si sente insicura e affrontare una prova viene percepito dall’inconscio come “pericoloso” perché c’è il rischio di fallire,  ecco che  possono generarsi i sintomi dell’ ansia: blocco del respiro, paura e conseguente aumento degli ormoni dello stress. Oppure una sensazione inconsueta, come formicolio o un leggero capogiro, sensazioni che è normale avvertire ogni tanto, può generare il timore di avere un attacco.

Si può arrivare ad avere “paura della paura” e così l’ansia genera ulteriore ansia, dando il via a una spirale che, in modo estremamente veloce, porta il soggetto a sentirsi incapace di fronteggiare la situazione, fino a sviluppare i vari sintomi ascrivibili all’attacco di panico. Imparare a distinguere correttamente i sintomi dell’ansia e non lasciarsi trascinare dalla paura, è importante. Utilizzare EFT o altre tecniche di psicologia energetica o di controllo del respiro può aiutare a ridurre lo stress e guidare  il sistema fuori dalla risposta di lotta/fuga.

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A livello più profondo, è quanto  si trova di irrisolto nell’inconscio a fornire la sostanza da cui si genera l’attacco di panico e tutti gli stati  di disagio legati ai disturbi d’ansia:  può trattarsi di  traumi, abusi, lutti non risolti, di qualsiasi aspetto problematico presente nella storia personale non ancora riconosciuto e  armonizzato, oppure possono esistere tematiche simili nella famiglia d’origine, che si trasmettono come modelli disfunzionali.

Ipnosi, PNL, Autoipnosi, DMOKA per  Ansia e Panico

L’Attacco di Panico appare a molte persone come qualcosa da cui è difficile uscire, a causa dell’intensità dei sintomi, che sembrano incontrollabili. Con l’approccio giusto è invece possibile ritornare a stare bene, e allo stesso tempo imparare moltissimo su sé stessi e i propri bisogni. In particolare l’utilizzo di Ipnosi, PNL, Autoipnosi e DMOKA (Deprogrammazione del trauma attraverso i Movimenti Oculari, Cenestesici e (A)uditivi) risulta molto efficace per questo genere di disagi perché opera sull’inconscio, la parte più profonda della mente dove si trovano le radici del problema. Con l’Autoipnosi è possibile ad esempio, rafforzare la fiducia in se stessi e migliorare il controllo delle emozioni e delle reazioni psicofisiche.

Risolvendo vecchi traumi, rimuovendo condizionamenti, convinzioni limitanti e schemi restrittivi che bloccavano la libera espressione della persona, queste tecniche favoriscono un naturale cambiamento della percezione di sé.

Quando gli schemi inconsci alla base della risposta di ansia e panico si riorganizzano, un nuovo sentire positivo, con maggior forza, calma e sicurezza, può emergere da dentro; e accade che l’accesso a molte risorse inconsce di cui si era inconsapevoli diventi sempre più disponibile. Giova moltissimo anche esprimere la propria creatività, intraprendere attività che appassionano e che liberano il corpo e le emozioni. Ed ecco  che ciò che prima generava paura, disagio e ansia può  essere affrontato  con sempre maggiore tranquillità.

FONTI

http://www.attacchi-di-panico.com/