Le potenzialità del nostro cervello / Ultima parte
La meditazione ha da secoli creato tecniche e accorgimenti per evitare di essere preda di spazi emozionali che turbano la mente.
Contenuti
- La consapevolezza può aiutarci a consolidare nuovi circuiti più evoluti nel nostro cervello
- La meditazione ci permette nuove prospettive
- La meditazione risveglia il nostro potenziale più evoluto e consapevole
- Meditare può armonizzare violenza, conflitto e criminalità
- Il vero potenziale del nostro cervello: l’illuminazione
La consapevolezza può aiutarci a consolidare nuovi circuiti più evoluti nel nostro cervello
Per liberarsi dalla tirannia di pensieri perturbanti ed emozioni distruttive, è necessario per prima cosa imparare a osservare il pensiero; non appena esso si manifesta osservarlo fino ad arrivare alla fonte da cui arriva e indagare sulla sua natura.
Con un pò di pratica, nel giro di qualche minuto sarà possibile riconoscere per esempio che quel pensiero ha radici in esperienze passate: guardando bene forse possiamo riconoscere che non appartiene nemmeno a noi, ma è di nostra madre, di nostro padre, o del nonno ecc.
Mentre riportiamo alla luce tutto ciò che riguarda quel pensiero, la sua solidità mano a mano viene meno: il pensiero perde potere e a un certo punto svanisce perché la consapevolezza gli ha sottratto il materiale che poteva permettergli di avere consistenza.
Nel caso quel pensiero sia già riuscito a evocare catene di pensieri negativi, può essere molto utile risalire la catena dall’ultimo pensiero al primo e verificare così di cosa effettivamente si tratta. Di solito emergono schemi inconsci legati alla sopravvivenza (l’amigdala al lavoro …) che ben poco hanno a che fare con il momento presente.
Se siamo in grado di comprendere e riconoscere anche la catena dei pensieri negativi, perderà potere. Possiamo così recuperare il nostro equilibrio con la soddisfazione di sapere che stiamo favorendo non soltanto la nostra capacità di vivere serenamente il presente ma anche il consolidamento di nuovi circuiti più evoluti nel nostro cervello.
Procedendo in questa pratica, è sempre più facile rafforzare la propria abilità a riconoscere gli schemi mentali quando insorgono e limitare così i danni.
Ogni volta che usando la consapevolezza o una tecnica meditativa, siamo in grado di ridimensionare l’impatto dei pensieri che alimentavano le emozioni distruttive, facciamo un passo avanti sulla strada della liberazione.
Quando insorge un pensiero con forti connotazioni di turbamento emotivo, per esempio di rabbia, paura o gelosia, adesso puoi subito riconoscere che tipo di pensiero è, e non ci caschi. Sai che tenterà di far proliferare un’intera famiglia di considerazioni negative, e non ti coglie più impreparato; ora sai cosa fare e non ne vieni più sopraffatto.
Il sincero desiderio di essere libero dal dominio della mente e l’avventura appassionante di mettere in atto un addestramento costante, potranno renderti sempre più libero dall’influenza dei pensieri e delle emozioni, il che equivale a essere sempre più libero da gran parte della sofferenza interiore.
La meditazione ci permette nuove prospettive
Più c’è identificazione con la personalità, più sarà facile essere preda dei comportamenti automatici mediati dalle strutture dei cervelli più antichi, cadere nelle trappole della paura o della rabbia, sentirsi offesi o vittime e rispondere di conseguenza.
La meditazione, favorendo lo spazio del testimone e la realizzazione che non siamo i pensieri e nemmeno le emozioni, ci permette nuove prospettive rispetto ai percorsi abituali.
Questo è quello che intende Nisargadatta Maharaj quando afferma: La storia personale dipende dalla struttura, quindi scartala (…) aggrappati soltanto all’Io Sono (29). Questo è quello che intendono i Maestri quando affermano: Osserva che non sei la mente.
Quando la mente diventa silenziosa, allora può fare esperienza di ciò che è oltre le sue frontiere e ogni senso di divisione scompare, si è uno con il Tutto. Sperimentare questo di solito ci porta a rivedere le nostre priorità nella vita, a riconsiderare che cosa è importante e che cosa non lo è.
Questo modo di procedere può fare di noi persone diverse, e quale potrebbe essere l’impatto di questa trasformazione su scala più allargata? La società mostra di essere al momento in preda a terribili problemi e la sofferenza è molta. E se invece di continuare a indicarne le cause al di fuori di noi – la politica, l’economia, la trasformazione del clima ecc. – guardassimo dentro e ci chiedessimo che impatto hanno sulla società l’odio, l’intolleranza, i pregiudizi, la violenza, la crudeltà e tutte le altre emozioni distruttive che albergano in ognuno di noi?
La meditazione risveglia il nostro potenziale più evoluto e consapevole
Se, grazie al fatto che cervello e corpo/mente sono plastici e malleabili possiamo uscire da rigidità e vecchi programmi che le nostre stesse convinzioni e i nostri investimenti rendevano così difficili da cambiare, allora forse possiamo essere motivati a sperimentare ogni mezzo che possa risvegliare il nostro potenziale più evoluto e consapevole.
Un potente strumento di trasformazione lo abbiamo a portata di mano, ed è disponibile da migliaia di anni: la meditazione. Non ci richiede adesioni a principi religiosi o dogmi, soltanto pratica.
Esistono già varie esperienze di realtà sociali, come ospedali, carceri, comunità di recupero per tossicodipendenti e ambienti di lavoro in cui la meditazione è stata sperimentata, con ottimi risultati.
Salzberg e Kabat-Zinn utilizzano da qualche anno tecniche di meditazione tratte dalla tradizione buddista Theravada e Zen nella clinica del Medical Center dell’University of Massachussets, sia con i ricoverati sia con il personale sanitario (30).
Il programma di meditazione proposto è organizzato come un corso della durata di otto settimane, con pratica sul posto e a casa. Il presupposto da cui si parte è che la consapevolezza, anche applicata al di fuori delle tradizioni spirituali, può aiutare chiunque a stare meglio e costituire una potente terapia per tutti i tipi di malattia.
Nel corso viene insegnato a osservare i pensieri e le sensazioni così come si presentano e a non identificarsi, a imparare a vedere le cose per quello che sono e rimanere in uno spazio di calma e serenità.
I partecipanti riportano di aver sperimentato una quiete e una pace mentale tali da alleggerire dolore e inquietudine, così come maggior benessere e serenità.
Kiran Bedi, direttrice del carcere di Tihar a Nuova Delhi, ha introdotto la Meditazione Vipassana nel carcere, con risultati molto positivi (31). Esperienze con la Meditazione Vipassana sono state sperimentate anche in altre prigioni, negli Usa, a Taiwan e in Inghilterra, sempre con ottimi risultati 32.
L’associazione Sammasati, a cui aderiscono discepoli di Osho e non, ha svolto nel carcere Pagliarelli di Palermo dal 2000 al 2002 e nel 2004-2005 nel carcere minorile Malaspina, cicli di Meditazione Dinamica, tecniche di respirazione, esercizi di yoga e rilassamento con grande apprezzamento dei detenuti (33).
Meditare può armonizzare violenza, conflitto e criminalità
L’organizzazione per la Meditazione Trascendentale fin dalla fine degli anni Settanta del secolo scorso ha sistematicamente condotto esperimenti per verificare se la meditazione, emanando un campo di vibrazione positiva potesse ridurre la violenza e la guerra nel mondo.
Benché la Meditazione Trascendentale sia guardata con sospetto per la tendenza del suo leader Maharishi a promuovere i suoi interessi personali, è comunque interessante riportare alcuni dei risultati.
Nel 1983, durante il conflitto arabo-israeliano, un gruppo di Meditazione Trascendentale in Israele si riunì per meditare tutti i giorni per due mesi.
Quando il numero dei meditatori era alto, si poteva constatare che diminuiva il numero dei morti nel conflitto (fino al 76%) e diminuivano anche gli incidenti automobilistici e gli incendi.
Uno studio del 1993 condotto a Washington D.C. dimostrò che quando il gruppo di meditatori di Meditazione Trascendentale si riuniva, il tasso di criminalità scendeva in modo significativo.
Un altro esperimento condotto in 24 città statunitensi, e in seguito esteso a 48, mostrò che quando l’1% della popolazione effettuava regolarmente M.T. i crimini diminuivano del 22-24% (34).
Un programma di meditazione di alcuni mesi organizzato da medici dell’Università di Augusta in Georgia è stato svolto recentemente in una scuola pubblica su un gruppo di adolescenti caratterizzato da basso reddito e alta aggressività.
Il gruppo dei ragazzi coinvolti nell’esperimento ha fatto registrare la riduzione dell’80% di sospensioni e richiami e una netta diminuzione di ritardi e assenze (35).
A quanti sono ancora convinti che la meditazione sia una pratica che abbisogna di particolari condizioni e mal si adatta a essere praticata nella realtà di tutti i giorni, riportiamo l’esperienza dell’Osho Center for Consciousness in Organizations (OCCO).
L’OCCO è costituito da un gruppo di persone tra manager, consulenti d’azienda e formatori che si sono associati con l’intento di offrire consulenze e programmi sia ad altri professionisti sia alle aziende, così da poter applicare concretamente la visione e le intuizioni di Osho sul mondo del lavoro e della realtà sociale.
Tra i programmi offerti dall’OCCO in varie parti del mondo, citiamo per esempio cicli di meditazione svolti negli anni scorsi in Scandinavia da una compagnia di guidatori di autobus, in Svezia da un reggimento di ufficiali dell’esercito, in Germania da una compagnia di assicurazioni, in Brasile dal personale di diverse banche.
Tutte queste esperienze hanno mostrato di favorire nelle persone coinvolte maggior benessere e rilassamento e inoltre un notevole incremento della continuità e del rendimento sul lavoro (36).
Il vero potenziale del nostro cervello: l’illuminazione
Il fisico I. Prigogine, che nel 1977 vinse il premio Nobel per la sua teoria delle strutture dissipative, dimostrò con questa specie di teoria del caos che ogni sistema – molecolare, solare o sociale – necessita di un periodo di dissoluzione prima di poter fare un salto di qualità nel livello di organizzazione.
Pare che tutti i processi evolutivi abbiano bisogno di procedere in maniera disordinata, caotica, lasciando però spazio a un mistero che, orchestrando sottilmente gli eventi, in qualche modo assicura che ogni filo, anche di ciò che può apparire un disastro o un errore, troverà il suo posto nel grande disegno del Tutto.
Le più recenti scoperte scientifiche confermano quello che le antiche discipline esoteriche affermano da sempre: l’uomo è libero di creare e modificare il mondo e il suo destino.
J. Hagelin, fisico quantistico di fama mondiale che ha trascorso gran parte degli ultimi venticinque anni alla guida di un’indagine scientifica sui fondamenti della coscienza umana, afferma che il nostro cervello è progettato per fare esperienza del campo unificato, dell’unità della vita; esso può cambiare e adattarsi e aiutarci a trasformarci in qualcosa di migliore rispetto a quello che siamo ora.
Secondo Hagelin, l’illuminazione è nostro diritto di nascita, abbiamo i collegamenti neurali necessari. È ciò che il cervello umano è stato designato a sperimentare (37).
In quest’ora oscura per il pianeta in cui la logica della manipolazione, della sopraffazione e dello sfruttamento indiscriminato sembra essere giunta alle sue manifestazioni più estreme e l’equilibrio mondiale si regge su presupposti sempre più fragili, non dobbiamo smettere di sperare nell’uomo nuovo e ricordare che è necessario operare per farlo nascere per prima cosa dentro di noi.
NOTE:
26. Dalai Lama, Goleman 2004.
27. Dall’intervista rilasciata a Jill Neimark, in «Spirituality & Health magazine»,
February 2006, www.SpiritualityHealth.com
28. Lipton 2006.
29. Nisargadatta Maharaj 2001.
30. Salzberg, Kabat-Zinn, 1997, in Goleman, Le emozioni che fanno guarire.
31. Sull’esperienza K. Bedi ha scritto un libro, La coscienza di sé, Giuffrè.
32. Sito: www.atala.dhamma.org
33. Sito: www.liberidentro.it
34. L.Mc Taggart 2005.
35. Goleman 1998.
36. Osho 1997.
37. Arntz, Chasse, Vicente 2006.
Tratto da : Invito al benessere ed. Urra di Annalisa Faliva
pubblicato su Scienza e Conoscenza 08/01/2009 con il titolo Il DONO di un LOBO FRONTALE