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Il Briccone Divino e il Sé: concludiamo infine la carrellata sugli archetipi con gli ultimi due tra quelli indicati da Jung

Ricordiamo che, secondo Jung  gli archetipi  sono modelli  di base, forme primordiali comuni a tutti gli individui e si rivelano utili  per  riconoscere e descrivere  modelli di comportamento ricorrenti in tutte le epoche e le culture.

Questi modelli sono radicati nell’inconscio collettivo dell’umanità e influenzano il modo in cui ognuno di noi pensa, sente e si comporta.

Archetipi di Jung: il Briccone Divino

Il Briccone divino, di natura in parte divina, in parte animale e umana, è chiamato Trickster in inglese. Questo archetipo  è caratterizzato da comportamenti amorali e fuori dalle regole convenzionali, da una condotta lussuriosa, ingannatrice, vorace, abile all’imbroglio e al furto.

Ritroviamo questo personaggio nel folklore di diverse tradizioni,  dove appare come uno scaltro mentitore che con astuti sotterfugi riesce ad uscire sano e salvo anche dalle situazioni più ingarbugliate (delle quali perlopiù è anche artefice).

Si tratta spesso  di un ladro o di un folle, in ogni caso egli è colui che mette in moto cambiamenti imprevedibili. La sua distruzione del mondo conosciuto o dell’ordine costituito, si rivela funzionale alla creazione di qualcosa di nuovo.

 “Anomalo e disordinato perfino nell’aspetto, pasticcione e infingardo, dà origine alla « normalità » del mondo e dei comportamenti, dona strumenti e arti, insegna a lavorare e a produrre” , afferma l’etnopsicoanalista Silvana Miceli. In effetti questo archetipo  viene descritto sia come briccone che come eroe capace di apportare beni primari all’umanità.

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I  racconti lo vedono come un furfante capriccioso, privo di inibizioni, irrispettoso d’ogni regola,  indifferente ad ogni tabù, capace di sfidare le divinità e di denunciare perfino le ingiustizie del Creatore e di trasgredire ogni tipo di confine e dunque fonte inesauribile di disordine.

Da ciò tradizionalmente  lo si intende guardiano delle porte e dei recinti, custode dei focolari domestici, protettore delle strade e dei sentieri, nonché divinità degli incroci e dei crocicchi.

Archetipi di Jung: Il Briccone e il superamento dei limiti

Il Briccone divino non appartiene di fatto né al mondo degli uomini né a quello degli dei. Forte di questo è dunque estraneo alle norme che regolano ciascuno di questi due mondi ma, proprio per questa ragione, è capace di operare ai margini dell’uno e dell’altro, di mettere in contatto tra loro dimensioni altrimenti destinate a rimanere eternamente divisi (il cielo e la terra; il mondo dei morti e quello dei vivi, ecc.).

Attraverso la sua esplorazione radicale e sistematica del disordine egli sembra segnalarci la potenzialità ambivalente del reale e dunque i limiti di ogni ordine e indicarci l’esperienza del   possibile superamento di ogni schema, mostrandoci un mondo in cui tutto è ancora possibile. L’esplorazione del limite compiuta dal Briccone, mette in scena particolarmente gli aspetti conflittuali delle relazioni umane.

Il “compito sociale” del Briccone Divino, possiamo dire, così come appare nelle sue gesta, non è impedire che il male venga compiuto, ma che si possa distinguere tra bene e male. E, faticosamente, dal disordine a un certo punto si fa strada ciò che può assegnare senso e valore a determinate condotte.

Archetipi di Jung: Il Briccone all’opera

Esempio mitico di trickster è Hermes, identificato nella mitologia romana con Mercurio. Conduceva le anime dei morti nel mondo sotterraneo, possedeva poteri magici sul sonno e i sogni ed era il dio dei mercanti e del commercio, nonché il custode delle mandrie, lo si riteneva responsabile sia della fortuna che della ricchezza.

Hermes  ha anche il ruolo di messaggero da parte degli dei presso gli uomini. Malgrado le sue virtù, Hermes era anche un nemico molto pericoloso, un truffatore ed un ladro. Il giorno della sua nascita rubò il bestiame del fratello Apollo, dio del Sole, facendo camminare all’indietro la mandria sulle proprie orme per cancellarne le tracce.

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Possiamo riconoscere questo archetipo nei tiri burloni di Pulcinella o di Arlecchino, nella follia di Don Chisciotte o in quella furiosa di Orlando, tutti personaggi capaci di guidarci in uno stato di ampliamento della coscienza. Così suggerisce Kerènyi, che con Jung e Radin ha scritto il libro più importante sul Briccone. Non è possibile, secondo gli autori, avere una visione del mondo nella sua totalità senza considerare anche l’esistenza di queste forme di coscienza.

D’altronde è  forse in questa chiave  di lettura che certi comportamenti dei giovani d’oggi possono diventare più comprensibili, come la svalutazione di ogni forma di autorità, la moda dei tatuaggi e i comportamenti distruttivi che spesso i giovani mettono in atto, come posseduti da dinamiche psichiche inconsce alquanto complesse.

Archetipi di Jung: Il Sé

Jung intende il Sé  come l’archetipo essenziale dell’inconscio collettivo. Esso rappresenta la totalità, quella che si può definire la massima espressione dell’essere umano: l’unione degli opposti in cui coscienza e inconscio diventano infine una sola cosa. Una sorta di ultimo passo nel processo evolutivo dell’uomo.

Il è l’armonizzazione a un livello più alto delle varie parti della personalità, un’autentica unione di opposti, è maschile e femminile, yin e yang, vecchio e fanciullo, bene e male, materiale e spirituale; è quindi il simbolo della Totalità, il punto d’arrivo più alto di quello che Jung chiama processo di individuazione.

L’attivazione dell’archetipo del Sé si manifesta alla coscienza con figure o immagini che richiamano la completezza, l’unione degli opposti. E’ una esperienza trascendente, base della religiosità che abita ogni uomo, indipendentemente  dal fatto di essere credente in una religione o ateo.

Archetipi di Jung: Il Sé e l’unificazione degli opposti

Il è il superamento dei limiti dell’Io, è giungere al Divino trascendente dentro di noi. Nel Sé trovano equilibrio le varie espressioni archetipiche dell’animo umano.

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Esso  contempla e armonizza  tutti gli archetipi, giungendo a quell’Uno che comprende ogni cosa, da cui tutto inizia e infine ritorna. L’archetipo del è il principio creativo e unificante della personalità umana, il massimo potenziale espressivo dell’individuo, è il centro virtuale di aggregazione delle esperienze che si svolgono lungo l’arco dell’esistenza e le danno un senso.

L’uomo, secondo Jung, viene spinto dalla presenza inconscia del Sé a percorrere un cammino individuativo che gli permette di rendere manifesto ciò che già esiste in lui come potenziale. Il Sé, come un seme, contiene in forma latente tutto l’albero futuro, tutta la personalità dell’individuo, ma non può manifestarsi senza la collaborazione dell’Io. Solo se l’Io collabora ciò che è potenziale potrà divenire manifesto e reale.

L’esperienza del processo di individuazione  ci rivela che una forza universale opera in noi in modo creativo. L’incontro con il Sè e con una dimensione universale che trascende i limiti dell’Io è la realizzazione della propria unicità.

E’ come se l’inconscio tracci la via da seguire secondo un disegno segreto che  può rivelarsi nei sogni, o nei segni di varie sincronicità, per farci arrivare  al Sè.

Archetipi di Jung: Il Sé, oltre i limiti dell’Io

La totalità a cui si riferisce questo archetipo si manifesta come potere transpersonale. Dare spazio a questo archetipo risulta particolarmente impegnativo, perché prevede un percorso spirituale al quale  consegue una metamorfosi della personalità, un mutamento radicale di atteggiamento nei confronti della vita.

Questa esperienza giunge come risultato di una ricerca interiore capace di svelare la natura profonda del ricercatore, la sua vera “essenza” al di là dei conflitti nevrotici e dei condizionamenti sociali.

E sappiamo quanto difficile sia, molto spesso, uscire dalle reti collose dei condizionamenti, dalle abitudini che sappiamo limitanti, ma che costituiscono il nostro mondo abituale, e perciò nonostante tutto, troviamo confortanti.

Ecco perché le tecniche che hanno mostrato di essere strumenti potenti per motivare l’inconscio a cambiare possono rivelarsi fondamentali, per sostenerci nel nostro cammino verso la piena espressione del Sé.

Per esempio  Ipnosi, Autoipnosi, PNL e Psych-K per riprogrammare la mente, DMOKA per  depotenziare il trauma e favorire il nuovo,TAI,  EFT e EFT-I, per lasciare il passato nel passato e imparare a elaborare i “problemi” in autonomia. Togliendo quello che non siamo il nostro potenziale può emergere, e sorprendere noi stessi per primi …

FONTI

https://www.psicoanalisi.it/etnopsicoanalisi/il-trickster/2854/

Miceli S., Il demiurgo trasgressivo, Studio sul trickster, ed. Sellerio

Radin, Jung, Kerényi, Il Briccone Divino, ed. Bompiani

https://www.denisebargiacchi.com/archetipi-il-se