DMOKA, Il Corpo in Mente

DMOKA, una potente tecnica di deprogrammazione

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DMOKA, potente tecnica per la deprogrammazione da shock, traumi e disagi della personalità è poco conosciuta, cerchiamo di approfondire un po’ di più.

Francine Shapiro, psicoterapeuta americana, alla fine degli anni ’80 del secolo scorso, scopri in modo del tutto casuale che i movimenti oculari possono essere potenti strumenti per la desensibilizzazione da stati emozionali indesiderati. Un giorno, mentre passeggiava pensando a un problema che le causava ansia, le capitò di notare che, se  spostava velocemente lo sguardo in punti diametralmente opposti del suo campo visivo,  l’ansia che provava diminuiva.

Shapiro ebbe l’intuizione che i movimenti oculari veloci e i cambiamenti di direzione dello sguardo erano connessi col sollievo che si era prodotto in lei. In seguito, continuando la sperimentazione con i movimenti oculari, ella mise a punto l’EMDR, o Desensibilizzazione e Riprocessamento tramite Movimenti Oculari, metodo che in seguito si è affermato come molto efficace per la risoluzione del trauma.

DMOKA una potente tecnica di deprogrammazione: le origini

Partendo sempre dalla pratica di desensibilizzazione attraverso i movimenti oculari, il medico ortottista Pascale Chavance e Gilles Placet psicoterapeuta esperto di analisi trans-generazionale, PNL, Ipnosi e Costellazioni Sistemiche, entrambi franco-canadesi, hanno creato il metodo DMOKA®, o Deprogrammazione tramite i Movimenti Oculari, Cinestesici ed Uditivi.

DMOKA appartiene all’approccio neuro-emozionale e vi confluiscono tecniche di yoga per gli occhi, ginnastica oculare e trattamenti ortottici, assieme ad elementi di Ipnosi,  PNL e terapie umanistiche.

Questa tecnica permette di desensibilizzare shock ed eventi traumatici recenti e lontani rimasti in memoria nel cervello, disattivarne l’impatto negativo e inoltre riprogrammare una nuova attitudine positiva. I movimenti oculari  che vengono indotti sono simili a quelli che si verificano nelle fasi del sonno REM e quindi del tutto naturali, e hanno mostrato di riattivare la capacità di  autoguarigione  insita nel cervello.

DMOKA, che ha dimostrato di favorire la risoluzione di shock e trauma spesso in tempi molto veloci, si sta affermando come uno strumento prezioso per la sua efficacia. Anche le persone non vedenti, possono avere benefici con questa tecnica innovativa: in questo caso il riequilibrio viene promosso attraverso stimoli sonori e cenestesici.

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DMOKA una potente tecnica di deprogrammazione: le capacità del cervello

Il cervello umano ha doti naturali di elaborazione delle esperienze traumatiche per  la risoluzione del disagio ad esse associato. In condizioni normali, le informazioni legate alle diverse situazioni che ci troviamo ad affrontare quotidianamente, vengono elaborate fino a raggiungere uno stato adattivo.

Quest’ultimo consiste in una serie di operazioni complesse: attivazione di processi inconsci di risoluzione dei problemi, creazione di collegamenti adeguati con le esperienze passate, riduzione dello stress emotivo,  sistemazione costruttiva dell’esperienza per generare nuovi apprendimenti inconsci.

Queste sono capacità innate del nostro cervello. Lo stress legato al trauma può però provocare un blocco impedisce questa elaborazione naturale. In questo caso, le informazioni relative all’evento stressante rimangono “intrappolate” nel cervello, con tutte le informazioni sensoriali che sono state vissute nel momento problematico. L’informazione rimane allora racchiusa in una rete neurale, come “congelata” nel momento in cui si è originato il trauma, con relative sensazioni, emozioni e convinzioni.

Possiamo affermare che l’esperienzanon risolta e non integrata rimane nel cervello limbico in una sorta di circuito chiuso, e continua a scorrere in un ciclo continuo. Quanto accade nel presente può facilmente risvegliare e riattivare quei contenuti a livello inconscio. Possiamo affermare che vivere in uno stato generale più o meno intenso, di stress, ansia, senso di inadeguatezza  e sofferenza emotiva, rivela la presenza nel passato della persona di numerosi traumi emotivi  “congelati”.

Si verifica spesso che  lo stato shock, inibendo la possibilità integrare l’evento traumatico, fa sì che sia il cervello emozionale a prendere il sopravvento e continui a influenzare profondamente le strutture più recenti del cervello, quelle designate alla gestione della coscienza e alla percezione del senso di realtà.

In questo caso l’esperienza stressante, non  essendo stata “digerita”, non può essere trasformata in un normale ricordo, e continua quindi a provocare sofferenza psicologica. E’ il “congelamento”  prodotto dallo shock  che  impedisce alla persona di elaborare quanto le è successo.

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Con DMOKA, mentre la persona rimane focalizzata sulla memoria emotiva problematica, vengono eseguiti diverse serie di veloci movimenti oculari. L’abbassamento del livello di stress legato all’esperienza traumatica viene favorito con i diversi stimoli visuali, uditivi e  cenestesici. Con la diminuzione dello stress l’informazione può finalmente uscire da quella rete neurale che la teneva registrata in modo fisso, e ridiventare disponibile per le aree più evolute del cervello che possono così digerirla e integrarla.

A questo punto della sessione si facilita l’acquisizione di nuovi punti di vista più utili rispetto a all’esperienza problematica iniziale,  per favorire il riconoscimento delle risorse generate a livello inconscio dall’aver vissuto e superato proprio quell’esperienza difficile.

DMOKA una potente tecnica di deprogrammazione: il trauma psicologico

Con trauma psicologico si intende qualsiasi evento che  venga percepito  dalla persona   come estremamente stressante. Può trattarsi di una minaccia all’integrità fisica o psicologica, che sia rivolta a sé o ad altri, accaduta realmente o immaginata. Questi stati producono reazioni fisiche e emotive, e quindi ormonali, di una certa entità, che non sempre il cervello riesce ad elaborare.

Quando l’inconscio non può eseguire l’elaborazione del  vissuto, le emozioni e le sensazioni corporee si bloccano, e vengono create reti neuronali disfunzionali che compromettono il normale funzionamento psichico e il benessere della persona.

Ciò che viene percepito come trauma psicologico è del tutto soggettivo. A seconda delle caratteristiche della personalità, della struttura emotiva e cognitiva di ogni persona e dell’ambiente in cui è vissuta, un evento  (ma anche  la paura che esso si verifichi) può risultare più o meno traumatico.

Eventi che potenzialmente possono generare trauma psicologico non includono solo condizioni estreme e fuori del comune. Molto spesso può trattarsi di vissuti di trascuratezza, o  mancanza di rispetto e accudimento. Tutti stati che influiscono sulla percezione del senso del valore interiore dell’individuo, sulla sua sicurezza, sull’autostima e sulla sua capacità di espressione e realizzazione personale.

Possiamo affermare che tutti  noi  abbiamo subito traumi, di diversa entità. Specie nell’infanzia, periodo in cui siamo più vulnerabili e la nostra psiche è in formazione, hanno un impatto particolarmente potente. Per alcuni può essersi trattato venire criticati duramente dai genitori, aver subito atti di bullismo a scuola, o essere umiliati da un insegnante troppo duro. In seguito può trattarsi di venire lasciati  dal partner, perdere il lavoro, perdere una persona cara, o anche subire giudizi negativi.

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Il trauma psicologico è quindi uno stato a cui si è esposti molto frequentemente  e costituisce una delle principali cause  per lo sviluppo di disturbi psicologici, come disturbi d’ansia e disturbo post-traumatico da stress. I sintomi che si possono presentare in seguito ad un’esperienza traumatica possono essere  diversi. Essi variano a seconda della gravità del trauma, ma soprattutto, dipendono dalla risposta soggettiva al fatto accaduto.

DMOKA una potente tecnica di deprogrammazione: superare il trauma psicologico

Se la risposta all’esperienza traumatica ha un grosso impatto  emotivo questo si tradurrà  in risposta corporea. Ripetiamo che nel caso di un trauma  irrisolto si crea nel cervello una sorta di stasi neurobiologica. Questo stato impedisce l’elaborazione delle emozioni e delle sensazioni corporee.  Quest’ultime,  restando perciò come “congelate” al tempo del vissuto traumatico, sono pronte a riattivarsi  in situazioni  percepite come simili a quella originaria, anche se la persona si trova in quel momento al sicuro.

Per esempio, chi ha avuto un incidente d’auto, anche se  l’incidente  si è verificato  anni prima, quando è in macchina può continuare a sentirsi a disagio e teso.  Questa iper attivazione emotiva e corporea può portare allo sviluppo di sintomatologie diverse. I due  principali disturbi  direttamente  collegati ad esperienze traumatiche irrisolte sono il Disturbo Acuto da Stress e il Disturbo Post Traumatico da Stress  (o PTS) e vengono definiti  disturbi d’ansia.

Questi stati sono caratterizzati da numerosi sintomi, citandone solo alcuni, ad esempio: paura intensa o terrore, incubi, difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, disagio emozionale e reattività  intensa  a situazioni, reali o immaginate,  che simbolizzano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento traumatico, esagerate risposte di allarme anche in assenza di pericoli reali.

E anche evitamento di  attività, luoghi o persone che evocano ricordi del trauma, o situazioni che possono scatenare la crisi d’ansia. E inoltre irritabilità o scoppi di collera,  difficoltà a concentrarsi, ipervigilanza e bisogno di essere sempre in controllo.

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Se  questi sintomi  si risolvono entro  un periodo di circa 4 settimane  si parla  di Disturbo Acuto da Stress, se invece questo stato  perdura per oltre un mese  viene definito DisturboPost-TraumaticodaStress.

Chi opera nel campo dei disturbi psicologici o del comportamento afferma  che spesso l’origine dell’emergere e dello sviluppo dello stress psicologico e  delle sue conseguenze in età adulta,   risiede in  piccoli e grandi traumi psicologici  vissuti soprattutto in età infantile.

DMOKA una potente tecnica di de e ri programmazione

Aspetti caratteriali limitanti molto comuni, come  il senso di inadeguatezza, la mancanza di autostima, la timidezza o la tendenza  al senso di colpa, possono essere la conseguenza di traumi infantili,  come ad esempio  colpevolizzazioni, punizioni fisiche, rifiuti, umiliazioni, ricatti affettivi, tanto più gravi quanto più ripetuti nel tempo.

Un trauma psicologico irrisolto, costituisce  infatti un carico disfunzionale per il cervello. Questo  può rendere  la persona che ne soffre  più fragile nell’affrontare  le difficoltà della vita e  diminuirne la resilienza. Possiamo affermare che  i trauma irrisolti tendono  a creare  una serie di “complessi” , che sono la base di  relazioni disfunzionali con se stessi, con gli altri e  con l’esperienza esteriore, e condurre allo sviluppo di  diversi disagi psicofisici.

DMOKA è stata ideata proprio per portare beneficio a questo tipo di disagi, per favorirne l’integrazione e la risoluzione. Ecco solo alcuni esempi: traumi, shock, lutti, violenze,  stress, disturbi da stress post traumatico, paure incontrollate, stati ossessivi, dipendenze, stati depressivi, come pure dolori e problemi fisici; e inoltre senso di colpa, collera, risentimento, gelosia e i comportamenti inappropriati che spesso accompagnano questi stati.

Oltre alla possibilità di integrare le esperienze dolorose, DMOKA facilita una rielaborazione dell’esperienza traumatica, guidando la persona alla percezione che l’inconscio ne conserva l’insegnamento,  ed è ora possibile  lasciarla nel passato. Si può inoltre favorire l’installazione di una “riprogrammazione” che la persona desidera per uscire dagli schemi limitanti ricorrenti e attivare nuovi comportamenti  positivi, favorendo  benessere,  leggerezza e  pace interiore.

FONTI

Fred Friedberg, La technique des mouvements oculaires (EMT), InterEditions

David Servan Schreiber, Guérir le stress, l’anxiété, la dépression sans medicament, Éditions Pocket

Christiane Beaudoux, Vision et autres vertus de l’oeil, Éditions du centre de recherches en énergie biologique

Margaret Dars Corbett,, Yoga des yeux, Éditions Marabout.