Il Corpo in Mente

Liberarsi dal Dolore è Possibile? Se sai come farlo … Parte 1a

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Questo essere umano è un piccolo albergo./Ogni giorno un nuovo arrivo:/una gioia, una depressione, una meschinità./Qualche momentanea consapevolezza giunge/come un visitatore inaspettato./Dà il benvenuto e intrattiene tutti gli altri/anche se essi sono una folla di dispiaceri,/che violentemente scuotono la tua casa /vuota dei suoi arredi./Malgrado tutto onora ogni ospite,/essa può mettere ordine e creare spazio/per qualche nuova delizia./Il pensiero cupo, la vergogna, la malizia/si incontrano alla porta ridendo/e li invita ad entrare./Sii grato verso chiunque arrivi,/perché ognuno è stato inviato/come una guida dall’aldilà.      Jalaludin Rumi

Queste  profonde parole di Rumi, poeta mistico di origine persiana del XIII sec., ben sottolineano una legge dell’esistenza che tutte le tradizioni spirituali affermano: quanto la vita ci porta è perfetto per ognuno di noi, è il prossimo passo da affrontare per evolvere.

Ma, nella maggior parte dei casi noi pensiamo di saperne più della vita, a proposito di ciò che va bene, o no, per noi stessi. La nostra attitudine non è accogliere le proposte della vita con curiosità, fiducia e apertura,  ma di giudicare e selezionare in base ai nostri criteri di gradimento e respingere e resistere a tutto ciò che non ci piace.

Noi creiamo il nostro destino

Ognuno di noi vuole una vita felice e ne ha anche diritto ovviamente, però è necessario comprendere le leggi che governano l’esistenza. Si fa un gran parlare del fatto  che ognuno di noi  crea il proprio destino con quella che potremmo definire la capacità di gestire ed elaborare con la mente cosciente quanto l’inconscio manifesta e richiama a noi; si tratta di ciò che possiamo chiamare  respons-abilità. Cerchiamo perciò di diventare più respons-abili. Se avremo poca  abilità nel gestire le nostre emozioni e nel rispondere  alle proposte dell’esistenza, infatti, metteremo il nostro destino nelle mani dell’inconsapevolezza, e lo chiameremo fato avverso, ingiustizia…

Nel creare un percorso ideale verso la realizzazione del nostro obiettivo, che possiamo definire come “salute”, “stare bene”, “godersi la vita”, dobbiamo necessariamente partire dallo stato abituale  in cui ci troviamo. E di solito siamo identificati con il contenuto dei nostri pensieri e delle nostre emozioni: reazioni, desideri, avversioni, paure, inadeguatezze … Questo stato di cose ci mantiene perlopiù in una condizione di disagio continuo, insoddisfazione, senso di incompletezza, e  mancanza di libertà. In questo stato  possiamo dire che la mente,  invece di comportarsi da fedele servitore, ha usurpato il posto del padrone ed è lei a manovrare noi.

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La medicina cinese paragona la mente non disciplinata al comportamento della scimmia; come la scimmia balza instancabilmente da un ramo all’altro, così la mente è sempre agitata e continua a cambiare direzione e idea.

Praticare  la consapevolezza

La pratica della consapevolezza, la capacità di essere presente alla percezione del proprio mondo interiore nella sua interezza è ciò che può liberarci dalla schiavitù della mente.

Ecco quanto dice la mistica Vimala Thakar:  La pratica della consapevolezza conduce a “prendere dimestichezza con l’anatomia della mente, con la chimica di pensieri ed emozioni, come un pensiero si muove, come si muovono i riflessi, come essi controllano le percezioni, le risposte alle situazioni, come regolano la propria relazione con gli altri. E a tal fine, bisogna imparare che cos’è l’osservazione. Se io sono colui che esperisce, allora verrò coinvolto nel processo di esperire, e non sarò capace di osservare il movimento della mente. Dunque bisogna apprendere la scienza dell’osservazione, non interpretare, non analizzare, non paragonare, non giudicare, ma avere consapevolezza del movimento della mente nello stesso modo in cui siete consapevoli del tramonto del sole.

Ciò che possiede il senso della dualità, che afferra o rifiuta gli oggetti esterni: questa è la mente concettuale e pensante che opera quasi esclusivamente in base a un punto di riferimento proiettato da essa stessa e quindi percepito erroneamente come esterno.

Sii grato verso chiunque arrivi,  perché ognuno è stato inviato come una guida dall’aldilà  dice Rumi, intendendo ognuno e ogni cosa, in quanto ogni espressione esteriore non è che la proiezione di ciò che avviene all’interno di noi. Impariamo perciò a osservare, senza giudicare.

La crescita della consapevolezza, specialmente quella rivolta verso il mondo interiore porta a molte comprensioni, compreso il fatto che la sofferenza non sta nei fatti che viviamo, ma nella interpretazione che noi diamo di quei fatti, secondo il filosofo greco Epitteto.

Con la mente scimmia non lottare, usa la consapevolezza

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L’attività mentale di base è un processo di pensieri di tipo associativo. Come una scimmia che salta di ramo in ramo, un pensiero conduce a un altro e poi a un altro e così via … per libera associazione, senza alcuna connessione logica. Questa entità pensante che perlopiù disapproviamo, si muove di solito in totale autonomia rispetto alla persona che sentiamo di essere, e può condurci in territori disagevoli e altamente improduttivi. Ma l’attività di pensiero può essere disciplinata e guidata, come accade  quando ci concentriamo su qualcosa o quando  ci serviamo della logica; o può arrivare  al, silenzio, come può accadere nella meditazione.

La mente è per sua natura un flusso inarrestabile di pensieri e, preso atto che ogni tentativo di rendere la mente silenziosa con la volontà è destinato a fallire, la via per conseguire lo stato di “mente tranquilla” è quella dell’allenamento della consapevolezza.

Una consapevolezza che accada senza sforzo e possa espandersi in modo ampio e non selettivo, è ciò che ci serve  per conoscere e vivere senza pre-concetti la vita che fluisce dentro di noi e fuori  nel momento in cui accade – nel presente – l’unico tempo che esiste veramente.

Possiamo giungere a questo tipo di consapevolezza allenandola, giorno dopo giorno, a partire dalla presenza e attenzione alle piccole cose del quotidiano e attraverso la meditazione, fino a realizzare che la pratica della consapevolezza  non è un fare o un’attività, ma uno stato dell’essere.

La mente ordinaria è una mente prevalentemente rivolta verso il mondo esteriore, mentre è in gran parte inconsapevole dell’esperienza interiore. Sarebbe opportuno tenere sempre presente che i pensieri sono perlopiù vecchi schemi sempre uguali che si ripetono: si tratta di condizionamenti, e la maggior parte di questi pensieri nemmeno  ci appartiene. Alcuni arrivano da lontano, vengono dall’inconscio collettivo; altri li abbiamo assimilati dalla famiglia, dall’ambiente in cui viviamo, dal condizionamento sociale; pochi derivano da nostre esperienze e vissuti personali.

Vivi, danza, mangia, dormi, fai tutto il più totalmente possibile. E ricordati in continuazione, ogni volta che ti scopri a creare un qualsiasi problema, di scivolarne fuori, immediatamente, dice Osho.

Eh sì, perché secondo i Maestri di tutte le epoche, il problema non esiste, è solo un punto di vista, che  sta a noi cambiare. Ma l’ego per esistere ha bisogno di problemi … Del resto l’ego c’è perché serve, e per evolvere ci è necessario. Il problema non è l’ego in sè, ma il fatto che ci siamo identificati con questa struttura della mente

FONTI

Annalisa Faliva:  Il Risveglio dal Sogno, La grande liberazione con gli insegnamenti del Bardo, ed. Tecniche Nuove

K. McDonalds: Come meditare, Chiara Luce Edizioni