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Abbiamo tante abitudini che fanno parte di condizionamenti appresi per la sopravvivenza.

I primi anni della nostra infanzia, dal concepimento a 7 anni, sono quelli in cui si forma la struttura di base della nostra personalità e in cui le abitudini fanno più presa su di noi, morbida creta in cerca di forma.

Se vogliamo diventare l’”uomo nuovo”, quello che darà origine a una nuova era di pace e prosperità,  è opportuno dare un’occhiata al tipo di abitudini che intratteniamo con noi stessi.

Ora torna per un attimo indietro al passato e considera che genere di terreno ha nutrito le tue abitudini. La Mente Inconscia non possiede il senso del tempo e molti di quei comportamenti non sono più opportuni per la persona che sei ora: alcuni sarebbero da abbandonare, altri andrebbero aggiornati.

Ripulire la mente dai vecchi schemi

Lo facciamo periodicamente nella nostra casa e fa parte delle abituali procedure del vivere quotidiano: ogni tanto portiamo via la spazzatura e mettiamo in ordine; ci liberiamo di quello che non usiamo più e facciamo spazio per le cose nuove. Allo stesso modo, sarebbe il caso di liberare le stanze della mente da vecchi schemi di incapacità e paura, da vecchie voci che continuano a ripetere suggestioni limitanti, da immagini negative di un passato lontano.

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Soltanto se c’è spazio si può invitare la creatività inconscia a una riorganizzazione generale, a creare per noi nuove modalità più attuali e più in armonia con la persona che siamo oggi.

Soffermati per un attimo sul tuo modo di percepire te stesso, qual’é la tua attitudine prevalente: sentirti fiducioso e forte o insicuro e tendente a preoccuparti?

Il nostro solito umore, lo stato in cui siamo abituati a percepirci dentro di noi è un riflesso dell’immagine inconscia che abbiamo di noi stessi.

La nostra maniera di muoverci verso il futuro, verso quell’incerto che ancora non conosciamo, è il riflesso delle nostre convinzioni inconsce: siamo ottimisti o perennemente timorosi che qualcosa vada storto? Se dentro di noi, nel profondo, ci aspettiamo di non riuscire, di perdere, siamo predisposti al fallimento.

Quanto continui a prestare attenzione a voci provenienti da lontane stanze? Forse è tempo di iniziare una bonifica del tuo territorio interiore per ricondurre  la tua mente al  ruolo che dovrebbe avere, quello di servitore e non di padrone, e farla smettere di intralciarti.

È innanzi tutto necessario liberarsi da quell’ipnosi negativa che ci è stata trasmessa da persone, istituzioni, circostanze. Più o meno tutti siamo stati bombardati da divieti, aspettative altrui e ricatti di varia natura. Certo, le intenzioni dei nostri educatori erano quasi sempre buone, ma spesso essi stessi erano condizionati da programmi negativi e ce li hanno trasmessi, che lo desiderassero o no.

Come si forma il giudice interiore o super-io?

È un processo naturale per l’inconscio interiorizzare le persone più rappresentative e le figure di riferimento che avevano un’autorità su di noi nei nostri primi anni. Queste figure interiorizzate sono andate a far parte del nostro giudice interiore, o super-io. Quell’insieme di voci, ora dentro di noi, vanno a formare il giudice che nel nostro dialogo interiore ci parla con durezza e disprezzo, spegne i nostri impulsi con una selva di divieti, regole e richieste.

Nel confronto con le difficoltà e il cambiamento, così spesso il nostro comportamento non è quello che liberamente sceglieremmo, ma si basa sulla reazione inconscia che abbiamo ripetuto di più nei nostri primi anni: il collassare sfiduciato e depresso oppure la  ribellione e il rifiuto  di quel bambino di fronte a sfide troppo dure per lui.

Per  decondizionarsi: imparare a dire no, sostenere il proprio punto di vista

Da piccoli eravamo fragili e bisognosi d’amore, di una guida. Pur di essere amati, protetti e accettati abbiamo così spesso detto sì non per convinzione, ma per bisogno. È tempo di capire che non siamo più bambini ora, e anche se ci sembra il contrario, in realtà non abbiamo più bisogno dell’approvazione altrui per sopravvivere e farcela ad andare avanti.

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Innanzi tutto abbiamo bisogno di uscire dal torpore dell’abitudine, stare nel momento presente, chiederci come stiamo e cosa sentiamo, e comunicarlo in modo fermo al nostro giudice interiore  e agli altri. Abbiamo tutto il diritto di fare spazio al nostro punto di vista, di imparare a sostenerlo e sentirci in diritto di dire no, quando ci va.

Parole magiche utili al decondizionamento, oltre a no, sono anche: non so,  ora non sono pronto, non sono sicuro, preferisco e scelgo.

Per esempio:

–  preferisco trattarmi ed essere trattato con amore;

ora non sono pronto a fare quanto mi chiedi, e non so dire quando lo sarò;

–  non so darti una risposta in questo momento;

–  non sono sicuro di voler fare quanto mi chiedi;

preferisco prendermi cura di me invece che trattarmi con durezza e continuare a criticarmi;

preferisco sentirmi bene invece che buttarmi giù;

non ho chiarezza in questo momento, e  ho bisogno di stare in questo spazio;

preferisco essere in buona salute e smettere comportamenti insani;

–  scelgo di  diventare consapevole dei miei bisogni e imparare a prendermi cura di me stesso;

– scelgo di prendermi cura del mio corpo, per aiutarlo a restare giovane e sano, e so che questo è possibile a ogni età;

– preferisco essere consapevole e agire per il mio benessere piuttosto che sentirmi vittima;

Puoi imparare a rivolgere queste parole, in modo tranquillo e amorevole, (o altre simili, appropriate alla situazione del momento), sia all’interno di te al tuo giudice interiore, che all’esterno. Sembrano semplici, ma in realtà sostengono un nuovo punto di vista: introducono la possibilità di scelta lì dove prima c’era un programma limitante che scattava in modo automatico.

Se invece sei già molto bravo a dire no, è forse tempo di iniziare a dire sì, ed esercitarti a essere più disponibile: cambiare schema aiuta a uscire dalla vecchia programmazione e giova alla consapevolezza. Naturalmente è importante che sia tu a trovare le nuove parole adatte alla tua situazione, quelle che hai bisogno di dire a te stesso e di sentirti dire e che dimostrano che stai uscendo dall’abitudine di essere duro con te stesso e esercitando la scelta di imparare a stare nel presente ed essere gentile e amorevole, innanzi tutto con te stesso.

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Le tecniche per  riprogrammare l’inconscio

Si può dire che viviamo ipnotizzati, che cosa sono infatti carattere, inclinazioni e tendenze abituali se non una serie di schemi ripetuti fino a essere diventati automatici? E così è per i tratti salienti di ognuno di noi. Deprogrammare il passato e introdurre un nuovo punto di vista e nuove scelte è già riprogrammare l’inconscio.  Sono numerose le tecniche che ci forniscono validi strumenti per farlo in modo efficace. L’Ipnosi e la PNL studiano gli schemi inconsci e ci forniscono numerosi strumenti per trasformarli e aggiornarli. Con l’Autoipnosi molto di questo lavoro di riprogrammazione dell’inconscio può essere portato avanti dal singolo in autonomia, così come con EFT, un altro prezioso strumento per agire in autonomia sul malessere, sia esso fisico o emozionale.

DMOKA favorisce una vera e propria deprogrammazione neuro-emozionale, è una tecnica molto efficace per  depotenziare velocemente memorie traumatiche e disagio interiore, mentre PSYCH-K  lavora direttamente con le strutture sia profonde  che trascendenti della mente,  per  favorire il pieno potenziale  e l’espansione  in ogni area di espressione dell’essere. Il lavoro di tutte queste tecniche è semplicemente favorire l’accesso alle infinite risorse di cui è ricco  l’inconscio. Non appena è libera dai limiti del passato, è la Mente Inconscia stessa a trovare l’equilibrio migliore.

FONTI

Annalisa Faliva, “Invito al benessere” , ipnosi, autoipnosi e meditazione per la gestione del dolore, ed. Urra