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L’abitudine dei Buoni Propositi per l’Anno Nuovo

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L’abitudine  di fare buoni propositi  per l’anno nuovo è un classico, possiamo dire. Varie date, perlopiù collegate a celebrazioni di festività, portano a galla tradizioni e rituali molto antichi.

Ma quanti di noi sono consapevoli che l’origine di questi comportamenti si trova perlopiù in antiche feste pagane?

Il potere di ciò che è antico, ripetuto e sotterraneo ha un grande impatto sull’inconscio, e comprendere ciò che dal profondo ci muove può renderci più consapevoli e più liberi.

In particolare, all’inizio del nuovo anno  gran parte delle persone si ritrova a compilare una sorta di lista dei buoni propositi. Anche se il suo significato si è evoluto nel tempo, studi in proposito rivelano che questa usanza risale a migliaia di anni fa.

L’abitudine  dei Buoni Propositi per l’Anno Nuovo: le origini pagane

Pare che i babilonesi siano stati i primi a fare propositi per il nuovo anno, circa 4.000 anni fa. Si trattava di cose molto pratiche. Durante  la festa religiosa di massa di 12 giorni nota come Akitu, i babilonesi incoronavano un nuovo re o riaffermavano la loro lealtà al sovrano regnante.

Per loro  il nuovo anno coincideva con l’inizio della semina, a marzo, quindi facevano  anche promessa agli dei di  restituire gli strumenti per il lavoro nei campi presi precedentemente in prestito e ripagare i loro debiti. Essi credevano che se avessero mantenuto la parola data, gli dei avrebbero concesso loro buona sorte per l’anno che veniva. In caso contrario sarebbero caduti in disgrazia, e nessuno ovviamente voleva  rischiare questo.

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Una pratica simile la ritroviamo nell’antica Roma, intorno al 46 a.C., dopo che l’imperatore Giulio Cesare riformò il calendario e stabilì il 1 gennaio (mese così chiamato in onore  di Giano bifronte,  il dio dalle due facce) come l’inizio del nuovo anno.

I romani celebravano il 1 gennaio offrendo doni a Giano nella speranza di ottenere buona sorte per il nuovo anno. Questo giorno era visto infatti come il palcoscenico per i successivi dodici mesi, ed era comune per amici e vicini iniziare positivamente l’anno scambiandosi auguri e doni di fichi e miele.

Secondo il poeta Ovidio, la maggior parte dei romani sceglieva di lavorare per almeno una parte del capodanno, perché l’ozio era visto come un cattivo presagio per il resto dell’anno.

Per i primi cristiani, il primo giorno del nuovo anno divenne l’occasione tradizionale per considerare gli errori passati e decidere le azioni virtuose per il futuro. Nel 1740, il pastore inglese John Wesley, fondatore del metodismo, ideò il Covenant Renewal Service (servizio di rinnovo dell’alleanza), che si tiene tutt’ora.

Si tratta di una sorta di convegno a indirizzo spirituale nella notte del capodanno, come alternativa alle chiassose feste che normalmente si tengono, con letture delle Scritture, canti di inni sacri, preghiere e affermazione di buoni propositi per il nuovo anno.

L’abitudine dei Buoni Propositi per l’Anno Nuovo: egizi e cinesi

L’antica cultura egiziana era strettamente legata al fiume Nilo e  anche il loro capodanno è stato collegato alla sua piena annuale. Secondo lo scrittore romano Censorino, il capodanno egiziano era previsto quando Sirio, la stella più luminosa del cielo notturno, diveniva di nuovo visibile dopo 70 giorni di assenza.

Questo fenomeno si verifica tipicamente a metà luglio, poco prima dell‘inondazione annuale del fiume Nilo, evento che contribuiva a garantire che i terreni agricoli rimanessero fertili per l’anno successivo. Il capodanno era visto perciò come un momento di rinascita e rinnovamento, ed era onorato con particolari riti e feste in cui scorreva molto alcool.

Recenti scoperte  evidenziano che durante il regno di Hatshepsut il primo mese dell’anno ospitava una grande festa detta “Festival dell’ubriachezza”. Questa celebrazione di massa era legata al mito di Sekhmet, dea della guerra.  Sekhmet aveva pianificato di uccidere tutta l’umanità, ma Ra, dio del sole, la portò a ubriacarsi fino a perdere i sensi e dimenticare così il suo proposito.

Nel capodanno egizio veniva perciò celebrata la salvezza dell’umanità, con feste ricche di musica, sesso e birra in abbondanza.

Il capodanno cinese è un’altra tradizione delle più antiche. Questa festa, nata oltre 3000 anni fa durante la dinastia Shang, come celebrazione per i nuovi inizi della stagione della semina primaverile, in seguito si è intrecciata con il mito.

Secondo un racconto popolare, c’era una volta una creatura assetata di sangue chiamata Nian – termine che in cinese sta per “anno” – che ogni anno nuovo si presentava per depredare  i villaggi.

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Per spaventare il mostro, gli abitanti del villaggio iniziarono a decorare le loro case con colori forti, a bruciare bambù e a fare forti rumori. Secondo la leggenda lo stratagemma funzionò e i colori brillanti, i rumori assordanti e le luci, usati per spaventare il mostro, sono stati integrati nella celebrazione.

Le persone inoltre puliscono le loro case per liberarsi dalla sfortuna e rimborsano vecchi debiti come un modo per sistemare gli affari dell’anno precedente.

Per favorire un buon inizio d’anno  si decorano le porte con rotoli di carta colorata e ci si riunisce per far festa con i parenti. Dopo l’invenzione della polvere da sparo nel X secolo, i cinesi furono anche i primi a festeggiare il nuovo anno con fuochi d’artificio.

Il capodanno cinese è ancora basato su un calendario lunare che risale al secondo millennio aC,  la ricorrenza si trova perciò a fine gennaio o all’inizio di febbraio, alla seconda luna nuova dopo il solstizio d’inverno.

I Buoni Propositi per l’Anno Nuovo, perché la maggioranza fallisce?

Ricerche in proposito rivelano che se è circa il 45%  degli individui che fa buoni propositi per  l’Anno Nuovo, è solo il 10%, più o meno, che li porta avanti fino alla realizzazione. Come mai?

La risposta sta nell’inconscio: la nostra mente conscia, nonostante la visione d’insieme e le capacità di pianificare e organizzare, è pur sempre molto debole rispetto all’infinito potere della mente inconscia, che così spesso cela in sè programmi limitanti e conflitti.

L’inconscio, non racchiude infatti soltanto il nostro potenziale più autentico e le risorse imparate nelle difficoltà, ma anche tutti i traumi e gli shock che hanno generato senso di inadeguatezza, paure di tutti i tipi, mancanze e dipendenze varie, e le convinzioni limitanti che abbiamo respirato nel sistema familiare e dedotto dalle esperienze.

Tecniche per lavorare sull’inconscio

Per passare da uno stato di blocco a uno di libertà e apertura all’esperienza è necessario un cambiamento, e l’inconscio è l’unico che può dare il permesso per farlo.

Sempre più numerose sono attualmente le tecniche che mostrano di essere efficaci  strumenti per aiutare la mente a cambiare, se lo desideriamo. Sicuramente l’Ipnosi, la PNL, e l’Autoipnosi  sono gli strumenti più classici per comunicare con l’inconscio e favorire una riorganizzazione delle sue illimitate risorse, in modo che possano diventare disponibili.

Anche techniche di psicologia energetica, come EFT, EFT-I e TAI, stimolano l’inconscio in modo potente verso il superamento desiderato, nonostante siano di facile utilizzo.

La combinazione di stimolazione energetica, associata alla verbalizzazione di ciò che viene avvertito come problema, può favorire rapidamente la trasformazione di emozioni e sensazioni “negative”, supportando gli auspicati cambiamenti emotivi, cognitivi e comportamentali.

I Buoni Propositi per l’Anno Nuovo: scriverli per  motivare l’inconscio

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Adesso che siamo più consapevoli sulle antiche origini della nostra spinta a fare buoni proposito a inizio anno, ha senso farli? Indubbiamente definire degli obiettivi da raggiungere ha dimostrato di essere più efficace per coinvolgere l’inconscio a collaborare, che non farlo.

In particolare aiuta definire nel dettaglio per iscritto, in termini positivi ciò che vogliamo realizzare, questo ha dimostrato di:

  • Migliorare la nostra motivazione al cambiamento prendendoci cura delle parti  non allineate
  • Scomporre ciò che vogliamo realizzare in una sequenza di piccoli passi
  • Motivarci ad agire concretamente,
  • Migliorare autodeterminazione e focus per realizzare la sequenza di piccoli successi, che uno dopo l’altro vanno a comporre un successo più grande

I Buoni Propositi per l’Anno Nuovo: come definirli

Usa termini che ti trasmettono un senso di libertà nell’agire, come ad esempio: scegliere, ottenere, realizzare, ecc… Considera i diversi aspetti della tua vita e individua solo uno scopo prioritario per ognuno, in questo modo sarà più facile impegnarti a realizzarlo.

Ad esempio:

1.Salute fisica: inizia con una passeggiata di 10’ ogni giorno, aumentando gradualmente il tempo fino a 40’, o più.

2.Benessere psicoemotivo: annota sentimenti, pensieri e emozioni che ti disturbano, fai EFT e TAI un minimo di 10’ al giorno  per trasformare ciò che  ha un impatto negativo su di te. Ogni tanto ascoltati e dai voce al tuo mondo interiore.

3.Economia e gestione del budget: Se ti viene da comprare qualcosa, datti tempo. Fai un giro e  considera se ne hai veramente bisogno.

4.Spiritualità e connessione: decidi un comportamento quotidiano, come camminare o cucinare, da esercitare in piena consapevolezza e presenza, iniziare con 5’ al giorno. Fai meditazione almeno tre volte alla settimana per 10’, da implementare gradualmente fino a 30’ o più.

5.Relazioni: Pianifica occasioni per trascorrere del tempo con amici e famigliari.

6.Carriera e lavoro: definisci gli aspetti del lavoro che ti piacciono di più e quelli meno graditi. Utilizza EFT e Autoipnosi per acquisire più libertà rispetto a quest’ultimi.

7.Apprendimento: scegli di imparare qualche nuova informazione ogni giorno.

8.Comunità e appartenenza: nelle tue scelte considera sempre se possono coinvolgere positivamente gli altri, trova un modo per dare un contributo positivo anche attorno a te.

FONTI

https://www.history.com/news/the-history-of-new-years-resolutions