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Ogni essere umano deve fare i conti con un grande inganno: credere di essere il veicolo corpo-mente, che in realtà è solo il contenitore dello spirito, dedurre la sua identità dalle “maschere” della personalità.

Allontanarci dalla caverna e  dalle ombre delle nostre illusioni (come ci invita a fare Platone) e ricercare ciò che è vero e oltre l’apparenza è da sempre una delle sfide più significative dell’essere umano.

Ciò che conosciamo di noi stessi non è che una parte di quello che siamo. Addentrandoci nella conoscenza di noi stessi, quando e se arriviamo a volerlo fare, sono tanti gli aspetti che ci sorprendono, percezioni intuizioni e stati di coscienza che sono veramente oltre i limiti relativi della nostra esistenza cosiddetta “normale”.

La realtà nel suo intimo non è altro che flusso continuo, incessante trasformazione da  uno stato all’altro. Tutto ciò che si stacca e si definisce da tale flusso  si irrigidisce e assume “forma individuale” .

L’uomo è parte indistinta dell’“universale ed eterno fluire della vita” ma tende a cristallizzarsi in  schemi  creando una personalità che, come i maestri spirituali di ogni epoca ci insegnano, è pura illusione.

Il grande inganno: l’identificazione – la maschera

L’opera di Pirandello Uno, nessuno, centomila, è emblematica. L’individuo si sente intrappolato in schemi fissati dagli altri in cui non si riconosce; la stessa società appare come una “enorme pupazzata”dominata da costruzioni artificiose e fittizie  basate sulle apparenze.

Il protagonista scopre che gli altri hanno di lui un’immagine diversa da quella che egli ha di sè; e di risultare, nel riflesso delle prospettive altrui, non “uno” ma  “centomila”, e quindi alla fine “nessuno”.

Possiamo affermare che per molti individui è così. La forma è la maschera, l’aspetto esteriore che l’individuo-persona assume nella società. La maschera e la decisione di indossarla è determinata dal soggiacere a condizionamenti o alle convenzioni sociali e all’ipocrisia, che di norma sono alla base dei rapporti umani.

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In verità tra realtà e non-realtà ci sono due distinte dimensioni:  la realtà cosidddetta “oggettiva”, esterna all’ individuo e apparentemente uguale per tutti,  che sembra imposta dall’esterno, dagli eventi e dal “destino”, e la realtà soggettiva, la particolare visione  dell’ l’individuo, che sembra dipendente dalle condizioni individuali e sociali. In realtà, è il caso di dirlo, entrambe dipendono  da come l’individuo usa la sua mente.

Nel dramma di Pirandello i vari personaggi devono recitare una parte diversa da quello che sentono di essere. Per non deludere gli altri, e soprattutto per non essere condannati, si sentono costretti dal contesto sociale a costruirsi una facciata, a mascherare ciò che sentono dietro una falsa apparenza.

Consideriamo che Pirandello vive nell’epoca fascista, in cui le convenzioni sociali condizionano pesantemente  l’individuo, ma questo modo di procedere non è cessato con la caduta del fascismo.

Il grande inganno: l’identificazione – la visione di Shopenhauer

 Schopenhauer, il noto filosofo tedesco che ha espresso una grande apertura al mondo spirituale orientale, ha dedicato molto della sua ricerca a questi temi.

 “E’ Maya, il velo ingannatore, che avvolge gli occhi dei mortali e fa loro vedere un mondo del quale non può dirsi né che esista, né che non esista; perché ella rassomiglia al sogno, rassomiglia a riflesso del sole sulla sabbia, che il pellegrino da lontano scambia per acqua; o che rassomiglia alla corda gettata a terra che egli prende per un serpente”.

 E ancora: Il mondo è una mia rappresentazione: questa è una verità che vale in rapporto a ciascun essere vivente e conoscente (…) Il mondo circostante esiste sempre e soltanto in relazione al soggetto percipiente. La rappresentazione si compone di due metà inseparabili l’OGGETTO:ciò che è conosciuto – il SOGGETTO:ciò che tutto conosce.

La REALTA’ è l’insieme di rappresentazioni ordinate con il TEMPO – forma a priori che collega le rappresentazioni secondo il nesso della successione, lo SPAZIO forma a priori che collega le rappresentazioni secondo una determinata posizione, la CAUSALITA, la categoria che dà conto dell’ “attività” che la materia compie secondo nessi di causa-effetto.”

Schopenhauer intende  uscire dalla dimensione illusoria squarciando il velo di Maya così da giungere alla realtà. Egli ricorre all’allegoria del “castello circondato dall’acqua con il ponte levatoio sollevato”che il viandante può osservare da tutti i lati pur rimanendone sempre fuori.

L’uomo può esaminare la realtà da tutti i punti di vista, ma ne rimane sempre fuori. Solamente il corpo, unica realtà che gli viene concessa, non solo come immagine, gli consente di andare al di là delle illusioni.

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Secondo Schopenhauer , attraverso il corpo l’uomo ha esperienza di sé non soltanto come di un oggetto tra gli oggetti; il corpo non è solo l’interfaccia dell’uomo con l’esterno, una cosa materiale tra cose materiali (altri oggetti, altri corpi), ma è anche il veicolo attraverso il quale l’uomo si vive dal di dentro.

Il grande inganno: l’identificazione -fenomeno e noumeno

L’uomo, prima di tutto, è manifestazione della vita e della volontà di vivere, e il nostro corpo è la manifestazione oggettiva, fenomenica, concreta di questa forza più profonda: i movimenti e le azioni del nostro corpo sono infatti la manifestazione del nostro volere.

Esiste una dimensione esterna del corpo (quella che definiamo fenomeno, che si coglie con la rappresentazione) e una interna (che non ha nulla a che fare con la rappresentazione, e che anzi attinge a una profondità diversa, e tutta interna all’uomo). Questa dimensione interna, questa via che attraverso il corpo porta alla nostra interiorità, proprio questo permette all’uomo di afferrare la cosa in sé.

O almeno la cosa in sé del nostro essere, cioè la nostra essenza più profonda, che Shopenhauer identifica appunto come  la volontà di vivere (wille zum leben): l’ impulso che ci spinge a essere, a esistere, ad agire.  Per Schopenhauer la volontà di vivere è dunque il noumeno (cioè la realtà “vera” sottostante e nascosta) dell’uomo, la sua essenza.

Schopenhauer è sulla strada giusta, secondo gli insegnamenti spirituali, quando identifica la “realtà” come rappresentazione illusoria e il corpo come porta dell’interiorità e unico mezzo per andare al di là delle illusioni.

Ma poi sembra non aver usato correttamente lo strumento, e non averne perciò tratto la liberazione che cerca, perché afferma: La vita è una cosa spiacevole e io mi sono proposto di passare la mia a rifletterci sopra, il che ci rivela che il filosofo tedesco non è uscito dalla sua rappresentazione del mondo e dell’esistenza.

Il grande inganno: l’identificazione – andare oltre la mente

Del resto Osho, che ha commentato il pensiero di numerosi filosofi e ha insegnato lui stesso filosofia per una decina di anni, ha affermato chiaramente che la filosofia non può condurre alla liberazione, perché si rimane prigionieri della mente e del suo teorizzare:

Pensare diventa un velo sugli occhi: conferisce un suo colore, una sua idea alla realtà. Non permette alla realtà di raggiungerti, si impone sulla realtà: è una deviazione dalla realtà. Ecco perché nessun filosofo è mai riuscito a conoscere la verità. (…)

Il mio è un approccio non mentale, è l’esatto opposto del filosofeggiare. Non è pensare alle cose, alle idee, ma vedere con una chiarezza che nasce quando metti da parte la mente, quando vedi attraverso il silenzio, non attraverso la logica.

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Il grande inganno: l’identificazione – osserva gli intervalli

Quando siamo abbastanza presenti nel corpo possiamo usarlo come base solida per poter osservare la mente. Ecco un esercizio che Osho ci suggerisce, che può portarci oltre il grande inganno, a un nuovo livello di consapevolezza:

Guarda la mente e osserva dove si trova, che cos’è. Vedrai i pensieri passare e ci saranno degli intervalli. Se guardi abbastanza a lungo, vedrai che gli intervalli sono più numerosi dei pensieri, perché ogni pensiero dev’essere separato da un altro pensiero; anzi, ogni parola dev’essere separata da un’altra parola.

Più vai in profondità, più scoprirai delle pause, pause sempre più lunghe. Un pensiero passa, poi arriva una pausa in cui non c’è pensiero; poi arriva un altro pensiero e un’altra pausa.

Se sei inconsapevole non vedi le pause; salti da un pensiero all’altro, e non vedi mai l’intervallo. Se diventi consapevole, vedrai sempre più pause. Se diventi perfettamente consapevole, allora ti saranno rivelati chilometri e chilometri di intervalli. In questi intervalli, accade il satori. In queste pause la verità bussa alla tua porta.

Osho sta parlando della necessità di andare dentro di sé per andare oltre l’identificazione e l’illusione, e la meditazione è lo spazio e lo strumento di elezione per imparare a notare  gli intervalli. Certo non è facile mettersi a meditare se la mente è troppo piena di traumi del passato e dei limiti e paure varie che ne conseguono. Più siamo preda del passato più saremo in balìa dei pensieri e delle emozioni-reazioni che essi generano, e meditare risulterà molto difficile.

Tecniche per portare pace alla mente

Problemi irrisolti nel passato, specie nell’infanzia, possono portare a sviluppare quelli che sono sempre più presenti come mali del nostro tempo: ansia, depressione, instabilità emotiva, dipendenza da sostanze, cibo, alcool, rapporti disfunzionali, insicurezza, scarsa autostima ecc.

Per coltivare la pace interiore e la possibilità di poter entrare dentro di sé (dove si trovano tutte le risposte) utilissime perciò le tecniche che ci permettono di riorganizzare la percezione delle nostre memorie, per liberarci da vecchi traumi e programmi negativi, per esempio Ipnosi, PNL , Autoipnosi, DMOKA e Psych-K, e tecniche di psicologia energetica come  EFT, EFT Integrata e TAI.

Solo quando siamo liberi dal dolore del passato infatti possiamo scoprire chi siamo veramente, affrontare le paure e rivolgerci al futuro con fiducia.

FONTI

Arthur Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, ed. Laterza

Osho,  From Ignorance to Innocence,‎ Diamond Pocket Books

Osho, Tantra, la Consapevolezza Suprema, ed. Bompiani