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Possiamo definire l’esistenza una sorta di viaggio dal falso sé al vero Sé. Ma vediamo di capire meglio di cosa stiamo parlando.

E’ evidente che abbiamo difficoltà a vedere oltre le apparenze. Con l’aiuto della mente illuminata cerchiamo allora di allontanarci dalla caverna dove siamo sempre alle prese con le ombre delle nostre illusioni (citando il mito di Platone) e  guardiamo cosa c’è sotto il velo dell’apparenza, per cogliere il senso profondo di ciò che è nel nostro percorso di vita.

Si definisce “illuminato” qualcuno che, a un certo punto della sua esistenza sperimenta un particolare evento, detto appunto “Illuminazione”: la coscienza si libera dall’identificazione con la mente di superficie e  i suoi contenuti. Da quel momento in poi vive in quello spazio, libero dalla convinzione di essere tutti i meccanismi di proiezione dei propri processi interni, di cui abitualmente  siamo schiavi.

Un illuminato vive nella luce di Ciò che E’. Egli è tra i pochi in grado di avere un’esperienza oggettiva dell’Esistenza, che da coloro che possono descriverla viene sempre definita come pura gioia,  pura pace intoccata da tutto ciò che accade all’esterno. Anche se sa perfettamente come la Verità sia conoscibile solo per esperienza diretta, pure nella sua compassione per noi che brancoliamo nel buio della mente, offre un messaggio  che “illumina” la via.

Il Viaggio dal falso sé al Vero Sé: cos’è la mente?

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Osho sottolinea di prestare attenzione a come l’essere umano è costruito: non possiamo conoscere la verità direttamente. Per prima cosa dobbiamo conoscere ciò che non è vero. Solo scontrandoci  con ciò che è falso arriviamo a conoscere la verità.  Comprendiamo perciò che questa mente falsa, ciò che  pensiamo di essere – l’ego –  è una conseguenza  della società, del  nostro continuo confronto con le necessità sociali.

E la società è tutto ciò che  ci circonda, tutto quello  che ci sta intorno. Dice Osho: “Tutto il resto, oltre a te stesso, è la società. E ognuno  riflette  all’esterno quello che tu sei dentro. L’esistenza è fatta così per aiutarci a vedere, e quindi riconoscere, i nostri processi inconsci. Vai  scuola e il maestro riflette ciò che hai dentro. Diventi amico di altri bambini, e gli altri bambini rifletteranno ciò che non è armonizzato dentro di te.

E la società spinge per uniformarti, sembra che tante  persone cerchino di modificare il tuo ego, in modo tale che tu non divenga un problema per la società. Gli altri, quelli già condizionati, dicono di preoccuparsi per te, ma in realtà  a loro importa che anche tu come loro, divenga una parte efficiente del meccanismo della società: devi adattarti allo schema. Ti insegnano una morale e la morale comporta il darti un ego compatibile con la società.”

La società è ciò che viene proiettato all’esterno dei processi interiori inconsci di ognuno di noi –  quindi attenzione: questo non è ciò che siamo veramente. Se ci adeguiamo alla  richiesta sociale non potremo mai conoscere noi stessi. Da bambini abbiamo bisogno di un centro; siamo inconsapevoli che a livello profondo il centro, il nostro Vero Sè, c’è già.  La società ci dà un tipo di centro, e da bambini a poco a poco, ci convinciamo che quello sia il nostro vero centro: l’ego che ci dà la società.

Comprendere questo è fondamentale:  c’è un vero centro con cui siamo nati nel profondo del nostro essere, e c’è un falso centro esteriore che ci permette di “saperci comportare” nella società, è utile ma non è chi siamo veramente:  noi non siamo l’insieme dei meccanismi che esprimono solo le caratteristiche di funzionamento del veicolo corpo-mente che racchiude il nostro spirito.

Il Viaggio dal falso sé al Vero Sé: impara a osservare

Un altro Maestro dei giorni nostri, Eckart Tolle, illustra alcuni dei meccanismi  con i quali ci identifichiamo abitualmente: le emozioni per esempio, che ci colpiscono così tanto perché spesso sono intense. E noi pensiamo di essere le nostre emozioni, mentre esse non sono altro che un moto energetico che avviene nel corpo,  una forma temporanea che si manifesta come riflesso dei pensieri, l’eco a livello fisico di un processo  mentale.

E sia il pensiero che l’emozione sono forme temporanee animate dalla vitalità che siamo,   fenomeni vitali che in sé stessi non sarebbero né positivi né negativi. Se non che, quelle emozioni che rifiutiamo e perciò siamo inconsapevoli di avere, perché le abbiamo rimosse e gettate nell’inconscio, e che emergono in modo prorompente quando gli eventi ci mettono alla prova, possono diventare molto distruttive, per noi stessi e per gli altri.

Che fare quindi con queste emozioni problematiche? Individuiamo dove accadono nel corpo, dice Tolle, semplicemente osserviamole mentre le permettiamo come sono … Se non cerchiamo di manipolarle, di dirigerle, di evitarle, allora potranno esprimersi, per poi spegnersi. Proprio come fa qualunque forma, se ci lasciamo attraversare, osservando e arrendendoci a quello che si manifesta, senza esserne posseduti, esse a un certo punto finiscono. Con l’osservazione e la resa possiamo attraversare qualunque emozione.

Tolle descrive molto bene anche un altro meccanismo col quale molto spesso ci identifichiamo senza averne coscienza: l’insieme del dolore accumulato in noi come campo di energia negativa che occupa il corpo e la mente. Questo diventa come  un’entità invisibile a sé stante,  che Tolle chiama il corpo di dolore emozionale. Ci dice di stare molto attenti per cogliere i segni di infelicità in noi, sotto qualunque forma si presentino, perché può essere il corpo di dolore che si risveglia.

Il Viaggio dal falso sé al Vero Sé: attenzione al corpo di dolore

Esso può assumere molte delle forme di disagio emozionale con cui siamo alle prese abitualmente, come  irritazione, impazienza,  tristezza, desiderio di offendere, collera, depressione, necessità di avere qualche dramma nei rapporti personali, e cose così. Il corpo di dolore diventa un’entità precisa in noi che vuole sopravvivere, e può farlo soltanto se cadiamo nella trappola di  identificarci inconsapevolmente con esso. Allora può impadronirsi di noi, dice Tolle, diventare noi, alimentarsi tramite noi e  vivere una sua vita.

E si nutre di ogni esperienza che entri in risonanza con il suo stesso tipo di energia, di tutto ciò   che crei ulteriore dolore sotto qualunque forma: soprattutto dramma, collera, distruttività, odio, afflizione, violenza, e anche malattia. Il dolore può alimentarsi soltanto di dolore, e una volta che il corpo di dolore si è impadronito di noi, è un meccanismo che si perpetua con la necessità di altro dolore, e così ci ritroviamo necessariamente a ricoprire il ruolo di vittime o persecutori.

La sopravvivenza di questa entità dipende dalla nostra identificazione inconsapevole con essa,  e anche dalla nostra paura inconsapevole di portare alla luce e affrontare  il dolore che  abbiamo rimosso e vive sommerso in noi.

Solo portando lì la consapevolezza che tutto questo non è ciò che siamo veramente, possiamo accorgerci che è solo un altro meccanismo che l’ego usa per  affermare la sua esistenza, e iniziare a liberarci da questa prigione.

Stiamo imparando a identificare ciò che non siamo: il corpo-mente, l’ego, le emozioni, il corpo di dolore … per arrivare a ciò che siamo veramente: i Maestri ci parlano di quel fiore dagli infiniti petali, il centro, dentro di noi, un fiore che non smette mai di fiorire. Se ci fermiamo all’ego avremo il fiore che appassisce e muore … è soltanto arrivando a scoprire il centro che possiamo andare oltre la ruota di inizio e fine, finalmente liberi.

Tutto è Uno

Attenzione quindi a cogliere ogni segno di infelicità, quello è il cibo del falso sé, l’ego:L’ego è l’inferno. Ogni volta che soffri, cerca semplicemente di osservare, di analizzare… e scoprirai, che è l’ego, in qualche modo, la causa di tutto. (…) esso continua a scoprire nuovi motivi di sofferenza.”   Osho

Fino a che crediamo di essere il falso sé non possiamo essere la verità del Vero Sé. E non c’è nient’altro da fare che guardare, e tutto il resto viene da sè, afferma Osho … soltanto osservare e riconoscere che la sofferenza viene dal credere di essere una serie di meccanismi mentali, questa è la grande illusione che ci mantiene ipnotizzati.

Lottare contro l’ego non è  opportuno, è soltanto un modo per dargli ancora importanza e continuare così a nutrirlo. Tutti i Maestri  sono d’accordo che se osserviamo, a un certo punto si produce una certa distanza, e un bel giorno l’identificazione con l’ego cade da sè, così come una foglia secca, viene detto. A quel punto il Vero Sé, non più coperto dalla finzione,  può venire alla luce ed essere riconosciuto

In realtà  in ogni istante, anche adesso, ogni cosa è connessa, è quell’Uno più grande. Tolle ci dice, e praticamente tutti i Maestri spirituali lo affermano, ognuno a suo modo, che ogni singola cosa non solo è connessa con tutto il resto, ma lo è anche con la Sorgente  stessa della vita, dalla quale arriva ogni cosa.  E per questo la via del ritorno, dal falso al vero, è sempre lì sotto i nostri occhi: “persino una pietra, e più facilmente un fiore o un uccello, potrebbero mostrarti la via del ritorno”.

Quando  non mettiamo etichette mentali alle cose si apre la possibilità di percepirne l’essenza, il respiro dello Spirito che pervade  la vita. L’essenza di ogni cosa può allora comunicare con la nostra, e siamo magicamente liberati dai limiti del pensiero, secondo Tolle: “Il miracolo più grande è sperimentare il proprio sè essenziale, com’era prima delle parole, delle etichette e delle immagini mentali”.

Il Viaggio dal falso sé al Vero Sé: fai pace col passato

Questo il viaggio dell’esistenza: dagli strati più superficiali della mente condizionata, l’ego, a quelli più profondi dell’essere, il Vero Sé. Con lo strumento della consapevolezza, che possiamo distillare attraverso l’esperienza, stiamo cercando quella  comprensione  che ci rende abbastanza maturi  da smettere di lottare e arrenderci a ciò che siamo veramente.

Ogni insegnamento spirituale afferma  che è la mente a causare i nostri problemi, non le altre persone, non “il mondo esterno”. La nostra mente, con il suo flusso di pensieri pressoché costante, non è mai nel momento, ma è rivolta al passato e/o si preoccupa del futuro. Noi ci identifichiamo con questa mente, pensando che questa sia la nostra identità, mentre in realtà ciò che è  la nostra vera natura, l’essere, è ben più vasto

Se vogliamo sviluppare una mente che ci aiuti attivamente a rimanere presenti e non spaventati nelle varie prove che l’esistenza ci propone, è necessario essere in pace col nostro passato. Se ci sono ancora vecchi traumi attivi nell’inconscio, saranno ovviamente queste parti a sovrapporsi al presente nei momenti di difficoltà, inoltre, il presente li rispecchierà, così che si possa riconoscerli.

Di grande utilità perciò le tecniche corpo/mente che ci permettono di riorganizzare la percezione delle nostre memorie, per liberarci da vecchi traumi e programmi negativi, per esempio: Ipnosi, PNL, Autoipnosi, DMOKA e Psych-K, e tecniche di psicologia energetica come  EFT, EFT Integrata e TAI.

Solo quando siamo liberi dal dolore del passato infatti, possiamo recuperare lo spazio per vivere pienamente nel presente e conservare la fiducia nella nostra vera natura, a prescindere dagli scenari esterni.

FONTI

Osho,  Returning to the source, Rebel Publishing House     

Eckhart Tolle, Il Potere di Adesso, ed. Armenia

Marina Borruso, L’insegnamento di Eckhart Tolle, ed. Armenia