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Parliamo di archetipi: quell’insieme di modelli di riferimento universali presenti nello strato profondo della psiche, dove si trova l’inconscio collettivo.

Osservando  il genere umano  nella storia si è visto  che l’individuo  agisce ripetendo sempre la stessa  serie di forme tipiche di comportamento.

Possiamo affermare che gli archetipi sono complessi di esperienze a carattere universale sedimentate nella psiche dell’uomo, e perciò strutture di base che vengono trasmesse ed ereditate.

Gli archetipi costituiscono  la base degli istinti e allo stesso tempo anche  forze dinamiche della psiche, fondamentali per lo sviluppo psichico dell’individuo. Questi modelli mettono in comunicazione il mondo inconscio con il conscio utilizzando il linguaggio universale dei simboli.

Parliamo di Archetipi: gli studi di Jung

E’ stato Jung a teorizzare l’esistenza di questi modelli. Durante gli anni trascorsi presso l’ospedale Burghölzli di Zurigo, Jung poté osservare che nei deliri e nelle allucinazioni degli schizofrenici ricorrevano motivi e immagini comuni anche a miti, fiabe e religioni di ogni tempo e luogo.

Approfondendo, Jung vide che dietro la produzione di miti e leggende, ricorrevano sempre le stesse tematiche di fondo,  e se pur appartenenti a culture diverse mostravano tutte  una notevole somiglianza.

Jung formulò perciò  l’ipotesi dell’esistenza di uno strato dinamico nella profondità della psiche comune a tutta l’umanità. Su di esso  ogni individuo forma la propria esperienza di vita e costruisce le proprie caratteristiche psicologiche. Jung  identificò questo strato  profondo  della psiche come “inconscio collettivo”,  notando che lì risiedono strutture universali comuni a tutto il genere umano che trovano espressione attraverso simboli e immagini.

Inizialmente Jung  chiamò  queste strutture “immagini primordiali”. Successivamente con l’evolversi dei suoi studi  le definì  “dominanti dell’inconscio collettivo”, e infine, nel 1919, “archetipi”. Quest’ultimo termine  venne poi  adottato  definitivamente  perché Jung  comprese  che di fatto  non si trattava solo di immagini comuni a tutti ma anche di idee, sentimenti, esperienze e comportamenti universali.

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Parliamo di Archetipi : L’inconscio collettivo e ciò che contiene

L’inconscio collettivo  è quello strato profondo  della psiche  che comprende tutti  i contenuti comuni a ogni essere umano, perciò a carattere universale. Nell’ inconscio collettivo  dimora perciò l’eredità filogenetica, la sede di tutte quelle esperienze originarie della storia dell’uomo, e anche quella degli archetipi.

Jung  giunse al concetto di “inconscio collettivo”  ampliando il concetto di “inconscio” elaborato inizialmente da Freud. Egli definì  due tipi di inconscio“personale” e “collettivo”. L’inconscio personale  è il luogo in cui si trovano tutti quei contenuti rimossi dalla coscienza derivanti da esperienze personali. L’inconscio collettivo è invece dove si trovano  quei contenuti a carattere ereditario ed universale, dell’intera specie.

Parliamo di Archetipi: l’eredità psichica

Secondo Jung, così come nello sviluppo del corpo ritroviamo modelli genetici ereditati, anche nello sviluppo psichico-spirituale  sono presenti elementi strutturali della psiche che sono stati ereditati. Jung ha precisato che ciò che viene ereditato è l’archetipo in potenza, inteso come predisposizione a un certo tipo di esperienze.

Questa componente degli archetipi che viene ereditata costituisce la base degli istinti. Gli archetipi sono la risultante di tutte quelle esperienze più primitive dettate da comportamenti legati agli istinti che hanno determinato lo sviluppo e la sopravvivenza del genere umano, e vanno a costituire il fondamento strutturale della psiche, mentre l’insieme degli istinti  va a costituire l’inconscio collettivo.

Parliamo di Archetipi: i 12 modelli di Jung

Tra gli archetipi presenti nell’inconscio collettivo  i principali che Jung ha identificato sono: la Persona, l’Ombra, l’Anima e l’Animus, la Grande Madre, il Padre, il Fanciullo Divino, l’Eroe, il Vecchio saggio, il Briccone, il Sé.

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Gli archetipi identificati da Jung rappresentano le forme primarie delle esperienze  nello sviluppo della coscienza. Esse sono sedimentate nell’inconscio collettivo di qualsiasi popolo, condivise da ogni individuo sul pianeta, preesistono alla psiche individuale e la organizzano.

Secondo Jung, alcuni archetipì sono più vicini alla coscienza, altri invece risiedono nella psiche più profonda. A seconda della posizione  gli archetipi avrebbero un maggiore o minore effetto nello sviluppo della coscienza: i più vicini alla parte conscia risultano meno potenti. Invece più è radicato nelle profondità della psiche, più l’archetipo risulterà affascinante e collegato al numinos, il piano trascendente. 

Da ciò risulta una sorta di ordinamento: i primi citati sono più vicini al mondo conscio e quindi più in stretta relazione con tematiche individuali. Gli ultimi, quegli archetipi radicati nella profondità della psiche, più legati a tematiche riguardanti l’evoluzione umana.

Parliamo di Archetipi: l’ordine di manifestazione

Il primo archetipo incontrato è quello della Persona, più vicino al mondo conscio e alla realtà dell’individuo.

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A seguire l’archetipo dell’Ombra, che rappresenta tutte quelle parti rimosse dalla coscienza e riposte nell’inconscio in quanto rifiutate e/o non ritenute accettabili da ambiente familiare e adattamento sociale.

Dopo quello dell’Ombra ecco  gli archetipi femminile e maschile Anima e Animus,  che rappresentano  la controparte sessuale presente in ogni individuo.

E, spingendosi sempre più nella profondità della psiche, si incontrano via via tutti gli altri: della Grande Madre, del Padre, dell’Eroe, del Fanciullo Divino, del Vecchio Saggio, del Briccone fino ad arrivare all’archetipo del Sè. Secondo Jung il Sé è l’unificazione nell’individuo della parte conscia e di quella inconscia e va a rappresentare la psiche nel suo insieme. Risulta dal processo di individuazione, o di integrazione dei vari aspetti della personalità.

Comprendere come si manifestano gli archetipi in noi stessi ci aiuta a diventare più consapevoli di come organizziamo i nostri comportamenti e le nostre motivazioni, nel percorso della nostra evoluzione interiore. Possiamo definire gli archetipi come una sorta di qualità, alcune ben sviluppate in noi, di altre risultiamo carenti, da altre ancora siamo attratti ma non riusciamo a dar loro abbastanza spazio nella nostra vita, anche se ci piacerebbe.

Quando avvertiamo un impedimento c’è sempre di mezzo una sofferenza inconscia, indice di traumi del passato ancora attivi. Questa è la realtà della maggior parte delle persone, e significa sostanzialmente continuare a reagire a qualcosa che non è lì, non essere liberi di vivere il presente.

Molte tecniche sono disponibili per abbassare il livello di stress delle esperienze traumatiche che sono state “troppo” per il bambino che eravamo, ad esempio Ipnosi e PNL, DMOKA, Psych-K, Ager, e le tecniche di psicologia energetica come EFT e EFT-I , TAI.

Dopo essere stati opportunamente trattati,  i ricordi traumatici cessano di avere una carica disturbante e possono essere spostati dal circuito del cervello emozionale alle aree del neopallio, il cervello più recente, capace finalmente di digerirle e integrarle.

FONTI

C.G.Jung, Opere 9 – Gli archetipi e l’inconscio collettivo