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Si può dire che Vipassana sia una meditazione alla portata di  tutti … Per farla infatti serve solo una superficie per sedersi, ma si può fare anche sdraiati, oppure camminando.

La meditazione Vipassana, che come lo Zen appartiene alla tradizione del buddismo Mahayana, è un metodo molto semplice ma rappresenta l’essenza stessa della meditazione.

Creata da Gautama il Buddha venticinque secoli fa, Vipassana ha portato il Buddha stesso all’illuminazione ed è quella che nel mondo  ha dato i frutti più numerosi di realizzazione interiore.

In lingua pali vipassana significa guardare, osservare. Attraverso l’osservazione del corpo, dei pensieri, delle emozioni – senza alcun giudizio, si arriva a quel puro testimoniare che può condurci al centro del nostro essere.

Vipassana, una Meditazione alla portata di tutti: benefici

Perseverando nella pratica, una più profonda comprensione di noi stessi favorisce la pace interiore. L’aumento di consapevolezza ci aiuta a non nutrire l’attaccamento e il perpetuarsi dell’illusione che ci spinge alla ripetizione degli schemi abituali, senza fine. Vipassana si può fare  da soli ovunque: nella propria casa, come nella sala d’aspetto della stazione, all’aeroporto, su una panchina del parco, ecc.

Per comprendere pienamente dove Vipassana può condurre nel viaggio interiore, consiglio vivamente di partecipare a un ritiro residenziale di più giorni, non appena sarà di nuovo possibile.

Dedicando l’intera giornata ad andare dentro di sé si attraversano i vari strati della tensione mentale che ci tengono ancorati all’identità, e si arriva a scoprire cosa c’è nei territori profondi del proprio essere.

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Nei ritiri, le persone siedono in silenzio per  periodi di quaranta minuti con gli occhi chiusi, osservando il respiro e tutto ciò che accade dentro. I periodi di stasi sono intervallati da camminate di una ventina di minuti, eseguite lentamente  in modo meditativo e sempre in silenzio. Si è in silenzio per tutta la durata del ritiro, e anche le attività mentali come scrivere e leggere vengono interrotte. Ovviamente cellulari e computers sono banditi per tutta la durata del corso.

Le attività della vita quotidiana, come mangiare o spostarsi vengono svolte lentamente e in modo il più possibile presente e consapevole. Ci si allena a essere il più possibile nel momento, ad ascoltarsi, ad osservare ciò che accade dentro e fuori di noi.

E’ una situazione che ci permette davvero di rallentare e prenderci il tempo per osservare ed essere consapevoli di ciò che facciamo: visto che normalmente siamo sempre occupati a fare un mucchio di cose e a rivolgere l’attenzione all’esterno, questo si rivela, per la maggior parte delle persone, davvero una sorta di rivoluzione interiore.

Ho preso parte a diversi ritiri di Vipassana, ecco un mio articolo in proposito di qualche anno fa:

Vipassana: l’avventura della coscienza

“Ho partecipato recentemente a un ritiro residenziale di Vipassana, dieci giorni a guardare dentro la mente. “Guardare la mente in faccia è tutto” ha detto Bodhidarma, grande Maestro fondatore dello Zen. Nel mio piccolo posso dire di essere assolutamente d’accordo !

Vipassana è uno strumento che non cessa di affascinarmi: all’apparenza così semplice ed essenziale, in realtà anche più complesso  della mente che rispecchia, e potentissimo.

Dai tempi del Buddha non è cambiata, non serve altro che un posto per sedersi, e può essere ovunque, in una stanza ma anche sul treno o su una panchina  all’angolo di una strada.  Basta sedersi con la schiena dritta, chiudere gli occhi  e portare attenzione al respiro: l’aria che entra, l’aria che esce. Stare col respiro vuol dire stare nel presente; questo semplice fatto fa accadere molte cose.

Tutto il contenuto della mente si rivela, e il meditatore si allena a osservare  ogni cosa  in modo equanime, senza preferire o respingere niente, e non appena ne ha la possibilità con gentilezza riporta l’attenzione al respiro. Tutto qui.

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Si dice che il respiro sia il ponte con l’Assoluto, e posso testimoniare che è così.  E’ con Vipassana che iniziò per me  l’avventura del viaggio interiore, quando ero poco più che ventenne.  A quel tempo ero fermamente atea, mi sembrava l’attitudine più sensata dopo anni di  oppressiva educazione cattolica.

Trovai casualmente un libro che parlava di Buddha e mi piacque che nel suo insegnamento, tanto per cambiare, non ci fosse nessuna affermazione di verità,  solo l’invito “conosci te stesso”. E lo strumento per farlo era del tutto accessibile, bastava sedersi e chiudere gli occhi. Così iniziai, e ogni mattina mi inoltravo nella giungla della mente, esercitando un testimone nuovissimo ma piuttosto impavido nel suo procedere.

Vipassana e il momento presente

E tant’è, sarà stata la fortuna del principiante, o più probabilmente il fatto di essere del tutto priva di aspettative, ma in capo a un paio di settimane mi capitò di sperimentare il silenzio. Non appena  si creò quello spazio vuoto  il Divino era lì a riempirlo. E l’esperienza era tale da non lasciare alcun  dubbio! Fu così che dall’ateismo passai al misticismo, e diventai un’affezionata fan della Vipassana.

Certo scoprii ben presto che ogni istante è nuovo, questo momento è diverso da quello che è appena passato, e aver avuto una certa esperienza il giorno prima, o il minuto prima, non significa che si verificherà di nuovo. Esiste solo il presente  e possiamo solo osservare quello che è lì nel momento.

Alla mente questo non piace perché non può controllare, e così spesso si mette a lavorare  per cercare di “costruire” l’esperienza della meditazione, come se fosse un falegname che fa una sedia. L’ego crea parecchie insidie nel percorso, che è utile riconoscere.

Il segreto è stare semplicemente con ciò che è, e se ci sono aspettative riconoscerle, e osservare pure loro…Il testimone osserva ogni cosa…se invece viene catturato dai pensieri vuol dire che si  è identificato, una cosa che accade spesso e bisogna metterlo in conto.  Poco male, non appena si può con gentilezza si torna al respiro e comunque vada  si sta rieducando la mente.

Allenandola, la capacità di riconoscere diventa come una grossa lente d’ingrandimento che permette di “vedere”ciò che accade nel pensiero. E a un certo punto avviene un insight, un’intuizione profonda che si trasmette a tutto l’essere, e ciò che è falso cade.

Ma tutto ciò non è in alcun modo un fare, anzi è proprio il contrario: accade quando si smette di fare, quando l’ancoraggio al presente,  per mezzo del respiro, piano piano guida la mente a calmarsi. E nel silenzio la verità è rivelata; ma  è qualcosa che non si può pianificare, semplicemente succede quando è il momento.

Vipassana per liberare la mente

Così uno strumento semplice come Vipassana permette che le tendenze abituali della mente vengano smascherate e quando la consapevolezza entra in campo tante cose cambiano, tante percezioni, punti di vista si trasformano …la mente si libera dalle false idee che ha avuto per tanto tempo.

Non è così facile però, perché quello che costituisce l’inconsapevolezza è una sorta di autoipnosi negativa che abbiamo ripetuto per anni e anni, e lo spazio che riserviamo alla meditazione è così poco. Per questo non appena se ne ha la possibilità è molto utile partecipare a un ritiro di Vipassana.

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Portiamo noi stessi lì dove sappiamo che per alcuni giorni osservare la mente sarà la nostra unica occupazione. Tutto è predisposto per permetterci di stare semplicemente seduti a osservare dentro di noi, un’ora dopo l’altra, un giorno dopo l’altro. Ci mettiamo nella situazione ideale per non venire interrotti dalle solite “buone ragioni” che ci spingono a fare altro.

Di solito i primi giorni c’è un sacco di rumore nella mente. Abbiamo a che fare con gli strati più esterni e periferici, ma osservando in modo intensivo la consapevolezza può operare  sempre più in profondità, e la mente diventa via via più calma e chiara.

E a un certo punto ecco il silenzio, la vastità. Improvvisamente ci si ritrova fuori dalla prigione che ci ha resi piccoli per tanto tempo, e  possiamo sperimentare il grande respiro della libertà. E’ un’esperienza che può durare qualche momento soltanto e non si può trattenere, va e viene come il bel tempo, ma ha un’intensità che resta con noi anche quando ritorniamo alle nostre abituali occupazioni.

Una volta che si è riconosciuto il sapore della libertà non siamo più disposti a credere alla realtà della prigione, abbiamo “visto”, sperimentato che è  la mente a creare tutto ciò che ci ritroviamo a vivere, e ora il testimone è saldamente seduto più in alto.  Non una cattiva idea dunque  impegnarsi ad alimentare  la luce  della consapevolezza. Per me l’avventura più appassionante che c’è.”    Articolo pubblicato sulla rivista Osho Times

Vipassana, istruzioni pratiche:

I – Siedi in un luogo tranquillo. Assicurati che la tua posizione sia comoda e ti permetta di tenere la schiena eretta. Se non è comodo per te sedere a terra su un cuscino con le gambe incrociate, usa una sedia e appoggia i piedi a terra. Una postura comoda che ti permetta allo stesso tempo di essere rilassato e presente, ti aiuterà a produrre un analogo stato vigile ed equilibrato della mente.

E’ meglio perciò che il corpo possa rimanere il più possibile tranquillo e indisturbato, cerca quindi di prevenire i dolori muscolari che una cattiva postura potrebbe far insorgere. Puoi cambiare lentamente la tua posizione se ne sentissi il bisogno durante la meditazione, anche se è consigliabile  limitare i movimenti.

Chiudi gli occhi e inspira, senti l’aria che dalle narici entra nei polmoni, li percorre tutti e si espande nella pancia. Espira in modo rilassato e profondo. Focalizza l’attenzione sul respiro. Se la  mente vaga, amorevolmente riportala al respiro. Sii paziente con te stesso. La  mente vaga spesso nel passato e tenta di proiettarti nel futuro; è la sua attitudine normale. Semplicemente prendi atto di questo quando accade e, senza giudicare, riporta la tua attenzione al respiro.

Mentre respiri, porta la mente ai punti nel corpo dove avverti tensione. Passa in esame il corpo: invia il respiro a sciogliere amorevolmente come un massaggio interno tutte le parti  che ne hanno bisogno. Sempre mantenendo una respirazione sciolta e profonda,  riporta l’attenzione sull’aria che entra, ed esce, e al corpo nella sua globalità, com’è ora.

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Quanto tempo dovrebbe durare la meditazione? La durata di una sessione di Vipassana nei centri di meditazione è di solito di  40-45 minuti. Se sei un principiante  puoi iniziare anche con 10 o 15 minuti al giorno e aumentare gradualmente il tempo se e quando ti senti nutrito dal processo.

Sarebbe opportuno che la meditazione fosse per noi un’esperienza che ci fa sentire bene e che ci arricchisce, non un peso o un dovere. Allora meditare sarà una gioia e non un gravoso esercizio, e ci trasmetterà  le sensazioni benefiche di aver contattato   la quiete, il silenzio, la pace del centro.

Osho a proposito di Vipassana: Guarda, osserva i tuoi pensieri… come un testimone, senza alcun giudizio, senza condanna o valutazione. Perché nel momento in cui esprimi un giudizio, a favore o contro, non sei più un testimone, sei già diventato parte del processo di pensiero. Rimani in silenzio e guarda semplicemente tutto ciò che passa sullo schermo della tua mente, come fosse un film. Basta ricordare che sei solo “colui che vede”.

E lo stesso processo, quando è riuscito al primo livello, i pensieri, ti renderà capace di osservare anche i tuoi sentimenti, che sono più sottili. Ma chi può vedere i pensieri e rimane un testimone, silenzioso, diventa automaticamente capace di passare alla seconda fase. Presto sarai in grado di osservare i tuoi sentimenti, gli stati d’animo, le emozioni.

E poi il terzo livello… è il più profondo in te: la sensazione di “io”, la separazione fra te e l’universo. In realtà non sei mai stato separato, neppure per un momento, non puoi esistere come entità separata… Ora osserva questo silenzio, questo senso di “io sono”: basta che guardi.

Non c’è nient’altro da guardare, solo un piccolo “confine” intorno a te. Mentre guardi i pensieri, i pensieri scompaiono. Mentre guardi le emozioni, queste scompaiono. Mentre guardi l’essere, non sei più separato. Rimane solo il testimone, che è la tua eterna realtà e non ha nulla a che fare con te, è universale!

Tecniche per elaborare i vecchi traumi

Nella pulizia profonda che accade osservando con costanza dentro di sé, vecchie ferite possono emergere, anche queste hanno bisogno di venire alla luce, di essere riconosciute per poter guarire.

Utilissime perciò le tecniche che ci permettono di riorganizzare la percezione delle nostre memorie e poterci liberare dalla carica negativa dei vecchi traumi, come Ipnosi, PNL, Autoipnosi, DMOKA, Psych-K, e tecniche di psicologia energetica come EFT, EFT Integrata e TAI.  E più siamo liberi dal dolore del passato, più possiamo recuperare lo spazio per essere nel flusso della vita e vivere consapevolmente nel presente.

FONTI

Anand Annalisa (Annalisa Faliva), Vipassana: l’avventura della coscienza, Osho Times n. 187

Annalisa Faliva,  Autoipnosi per vincere il dolore, Ipnosi, autoipnosi e meditazione per il benessere di corpo, mente e spirito, ed. LSWR

Osho, Meditazione:la prima e ultima libertà, ed. Mediterranee