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Di questi tempi il collegamento con una Dimensione Superiore è quanto mai importante. Ma di cosa stiamo parlando?

E’ innegabile che viviamo in tempi difficili, così tanti aspetti  della nostra esperienza  stanno cambiando in modo velocissimo e imprevedibile: il clima, la società, l’economia, la famiglia, per nominarne solo alcuni.

Al momento siamo alle prese con una condizione di emergenza  pressoché globale mai vista prima. Non si sente più un terreno solido sotto ai piedi, tutto appare precario ed è sempre più  difficile trovare  un senso alla propria vita.

Il Collegamento con  la Dimensione Superiore: fiducia e fede

Quando ci sentiamo fragili, incapaci e demotivati   quale può essere l’attitudine per sollevarci, che corrisponde anche ad alzare il livello di consapevolezza e di conseguenza la vibrazione? L’ingrediente magico si chiama fede nel nostro collegamento con una Dimensione Superiore.

E’ solo sentirci parte di qualcosa di più grande del nostro piccolo io che può permetterci, nonostante tutto, di avere fiducia in noi stessi e nell’esistenza.  Di solito la nostra fiducia è sempre accompagnata da condizioni: “Mi fiderò se …”, vogliamo prima le prove, poniamo condizioni alla vita.

Cerchiamo fuori le prove per  poterci fidare, o sentirci bene, dimenticando che è il dentro che determina il fuori, e non il contrario.

Diceva  il filosofo greco  Epitteto: Non sono i fatti in sé che turbano gli uomini, ma i giudizi che gli uomini formulano sui fatti. (…) Di conseguenza, quando subiamo un impedimento e  siamo turbati o afflitti, non dobbiamo mai accusare nessun altro tranne noi stessi, ossia i nostri giudizi. 

E ancora:  Non devi adoperarti perché gli avvenimenti seguano il tuo desiderio, ma desiderarli così come avvengono, e la tua vita scorrerà serena.

Il Collegamento con  la Dimensione Superiore: fluire con la vita

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L’imperatore Marco Aurelio, seguace di Epitteto , da parte sua  afferma:  Sii come il promontorio contro cui si infrangono incessantemente i flutti: resta immobile e intorno ad esso si placa il ribollire delle acque. “Me sventurato, mi è capitato questo”. Niente affatto! Semmai: “Me fortunato, perché anche se mi è capitato questo  resisto senza provare dolore, senza farmi spezzare dal presente e senza temere il futuro”.

Entrambi appartenevano alla corrente  dello stoicismo. Essere stoico è un termine entrato nell’uso comune,  il  significato riportato nel dizionario è   “restare sereno e impassibile di fronte ai dolori e alle avversità della vita”.  Si tratta sicuramente di un traguardo ambizioso, per andare in quella direzione è necessario aggiustare la nostra prospettiva.

I Maestri di tutte le tradizioni spirituali ci parlano di come  non esista in realtà quell’ego separato che si sente solo e inerme di fronte  ai fatti della vita, e ovviamente ancora più esposto alla sofferenza  nell’estrema instabilità dei momenti di passaggio da un  ciclo evolutivo a un altro, come pare essere il momento attuale.

Il Collegamento con  la Dimensione Superiore: siamo responsabili

Secondo l’insegnamento spirituale esiste soltanto il Divino, di cui tutti e tutto sono parte, e la storia personale  non è altro che l’insieme degli stimoli, erogati con precisione millimetrica dal karma, per  aiutare la coscienza a uscire dal sogno dell’identificazione e risvegliarsi alla Verità.

Se possiamo  ritrovare  la connessione con ciò che è più grande, quella Dimensione Superiore che i nativi americani chiamano il Grande Spirito, coltivare come una pianta preziosa la fiducia incondizionata in noi stessi e nell’esistenza. Allora, e solo allora, possiamo attraversare il mare in tempesta ricordando che  tutto ciò che si manifesta è fase indispensabile per  l’evoluzione della coscienza.

Secondo questa illuminante  opinione di Goethe, siamo pienamente responsabili di quanto accade:  Sono giunto alla conclusione spaventosa che sono io l’elemento decisivo. E’ il mio approccio personale che crea il clima. E’ il mio stato d’animo quotidiano che  fa  il tempo.

Io possiedo l’enorme potere di rendere la vita miserabile o gioiosa. Posso essere uno strumento di tortura o uno strumento di ispirazione, posso umiliare  o alzare lo spirito, ferire  o guarire. In tutte le situazioni, è la mia risposta che decide se una crisi  si intensifica  o diminuisce, se una persona è umanizzata o de-umanizzata.  

Sono innumerevoli del resto  le voci autorevoli dei Maestri illuminati che affermano come il mondo sia un semplice riflesso della nostra mente. Possiamo ipotizzare quindi che è la nostra coscienza, nella fatica di trasformarsi per espandersi in comprensione e umanità,  a determinare  la confusione dei tempi attuali.  E’ questa responsabilità che ci dà il potere di cambiare, noi stessi e il mondo attorno a noi.

Il Collegamento con  la Dimensione Superiore: ritorna al corpo

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Avere fiducia  nell’esistenza è la capacità di fluire con quanto accade, avere comunque fede nella bontà originaria dell’essere umano e della vita , sentire  di poter  imparare ad abbandonarci quando dobbiamo lasciar  andare il controllo.

E’ un’esperienza che ci guida necessariamente dentro. Se riusciamo a connetterci col nostro essere interiore, possiamo percepire il collegamento con  ogni cosa, sapere che non siamo mai soli: allora la fiducia rimarrà sempre al nostro fianco.

In altre parole si tratta di sviluppare la fede, e per fare questo sappiamo che  il contatto con il corpo è fondamentale. Alexander Lowen, il creatore con W. Reicht della Bioenergetica, ha spiegato come la fede, per non restare al livello di pretesa mentale, necessiti di radici nel nostro livello biologico che si esprimono come presenza consapevole nel corpo.

Soltanto così possiamo percepire la Forza che, attraverso le epoche del tempo,  collega ogni essere e cosa, trovare il nostro posto e mantenere la speranza di un futuro.

E il corpo è l’unico che possa guidarci a stare nel momento presente, a vivere nella semplicità dell’adesso. A questo proposito vedi anche: https://ilcorpoinmente.it/e-possibile-restare-sereni-anche-nelle-difficolta-ipnosi-autoipnosi-eft/ e https://ilcorpoinmente.it/il-corpo-in-mente/.

La mia esperienza personale è che ritrovare un contatto di presenza consapevole nel corpo aiuta a sviluppare la fede, e con essa  lo spazio per  imparare  a “osservare” gli eventi della vita, a viverli e allo stesso tempo a non identificarsi; questo è il giusto spazio per crescere in consapevolezza e saggezza.

La strada da fare è tanta e i colpi di scena che  spaventano  la fragile barchetta  dell’ego  sono innumerevoli, ma se abbiamo fede possiamo trarre forza e pace interiore dalla preghiera, e/o dalla meditazione.

Il Collegamento con  la Dimensione Superiore: la preghiera

C’è parecchia ignoranza e confusione su cosa sia  la preghiera. Perlopiù si pensa che si tratti  di un gesto rituale in cui si ripetono testi predisposti, che ritroviamo in tutte le tradizioni spirituali. In questo caso si tratta di preghiera cosiddetta liturgica.

Se invece non si utilizzano scritture predisposte, siamo in presenza della preghiera  personale: richieste o ringraziamenti che con parole sue il fedele rivolge a un ente trascendente, che può chiamare in modi diversi a seconda delle tradizioni,  si tratta comunque di una Dimensione Superiore.

Solo chi si collega col cuore sa che la preghiera va molto aldilà delle definizioni. E’ un connettersi con la Dimensione del Divino e del Sacro con la parola o col pensiero, per vivere la qualità misteriosa di vicinanza e di amore con Ciò che è Più Grande del singolo, e a cui si sente di appartenere. E da questa comunicazione cuore a cuore trarre forza, coraggio, pace della mente.

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Michelangelo – Giudizio Universale

Il contatto con la Dimensione  Superiore presuppone la disponibilità a porsi in ascolto, ad aprirsi per un’esperienza della trascendenza, a prescindere da quello che possiamo chiedere o ricevere. È prima di tutto un bisogno dell’anima di sentirsi uno col Tutto.

Ciò che accade in questa comunicazione profonda è imprevedibile, può essere momento di grande scoperta in cui si ricevono vere e proprie rivelazioni, insegnamenti profondissimi sottoforma di intuizioni o insight.

Chi prega veramente sa che la preghiera può essere rischiosa: perché anche a noi possono arrivare  richieste,  qualcosa che non ci aspettiamo e forse nemmeno desideriamo. La nostra mente infatti non sa che cosa è necessario per la nostra evoluzione, e il Divino può chiederci di uscire dalla nostra “zona comoda” e rischiare tutto.

Nei racconti del Chassidimo, corrente spirituale dell’ebraismo ortodosso,  si narra di quel rabbino ebreo che prima di iniziare la preghiera andava a salutare la moglie e abbracciare i figli,  perché diceva: “Sto andando a pregare: non so come tornerò, e se tornerò”.

Forme di Preghiera e Meditazione: la necessità di elevare l’Anima

Sarebbe bello che così fosse  il nostro  atteggiamento; l’impulso più puro è essere disposti a tutto per aprirci al Mistero, per riconoscere ed essere riconosciuti, sentire di essere tornati a casa ricongiunti a quell’Unica Energia che tutto comprende.  In realtà, come peraltro si trova scritto anche nella Bibbia (Sap 1,7 e At 17,28), noi già viviamo ed esistiamo dentro Dio.

Questo viene anche affermato da numerose tradizioni religiose antiche dei popoli asiatici e dei nativi americani. Essendo però il Divino di natura trascendente, la sua presenza non ci risulta immediatamente percepibile, ma dipende da noi.

Ecco perché l’uomo ha sempre sentito in certi momenti la necessità di  elevare l’anima a Dio, compiere cioè un atto di volontà (secondo Sant’Agostino la volontà è una delle tre potenze dell’anima insieme alla memoria e all’intelletto) che ci rende più attenti, più sensibili, più partecipi di questa presenza che è ovunque e sempre.

E forse mai come oggi è stato tanto necessario …

I modi di muovere la volontà e dunque l’anima a questa consapevolezza e a questa comunione sono molti e diversi. La tradizione cattolica ne enumera svariate decine  ispirate dai santi nel corso dei secoli passati e che hanno trovato una eco più o meno duratura e diffusa,  per semplicità,  praticità, bellezza, o profondità.

Nel Buddhismo troviamo il concetto di “prendere rifugio”, che rappresenta una pratica costante  che si esercita per l’intera esistenza. È la  ricerca di qualcosa  di non illusorio su cui  contare, e quindi di “vera” sicurezza e felicità.

Si prende rifugio nel Buddha – il primo a raggiungere l’illuminazione nella nostra epoca – nel Dharma – la via rappresentata dagli insegnamenti del Buddha -, e nel Sangha – la comunità rappresentata da chi pratica la meditazione e ricerca la liberazione dal dominio della mente.

Preghiera e Meditazione: Utilità e Benefici

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Le ricerche scientifiche su monaci zen, meditatori abituali e religiosi cristiani, divenute via via nel tempo più specifiche e con apparecchiature sempre più sofisticate,  in merito ai benefici della meditazione e della preghiera, hanno evidenziato che le aree del cervello che si attivano sono le stesse.

La riduzione dello stress risulta essere uno dei benefici principali, come anche l’aumento dei livelli di serotonina, il trasmettitore, correlato ai disturbi dell’umore, responsabile nella regolamentazione di una vasta gamma di funzioni cerebrali.

Maggiori valori di serotonina aiutano a gestire meglio la propria emotività e aggressività, contrastando ansia, depressione, insonnia e impulsività, ma anche ad assicurare una migliore salute in generale, evitando aterosclerosi, colesterolo nocivo, diabete e allontanando l’invecchiamento. Si tratta, in senso generale, del drastico miglioramento di una settantina di aspetti psicocorporei.

Tecniche per uscire dall’identificazione e fare spazio al vero Sè

Se possiamo essere incoraggiati da questi risultati positivi su corpo e psiche, la spinta ad avvicinarsi alla preghiera o alla meditazione tuttavia viene di solito da un bisogno più grande, quello di trovare il proprio posto in una Dimensione Trascendente dove  possiamo sentirci accolti e amati.

Avere fede che  possiamo uscire dai dubbi e dalle paure della mente e trovare conforto e sostegno nelle difficoltà che la nostra evoluzione ci propone.

Se siamo identificata con l’ego, l’io piccolo detto anche falso sè, quello che dall’inconscio proietta fuori l’Ombra, forse è tempo di scegliere di  lavorare sui traumi e condizionamenti che ci tengono ancorati ai limiti della nostra storia personale.

Paure e limitazioni vengono da ciò che è irrisolto nel passato, così come anche credere di essere il falso sè, mentre c’è una fiamma in noi, che è il Divino stesso, e dobbiamo fare il possibile per tenerla viva ed esprimerla.

Ipnosi, PNL e DMOKA  sono gli strumenti più classici per comunicare con l’inconscio, disattivare   i traumi e gli shock  ancora attivi in noi e installare nuove scelte.  EFT, EFT Integrata e TAI  ci aiutano a permettere che il malessere che è celato nell’inconsapevolezza venga sempre più alla luce e possa essere gradualmente rilasciato.

E’ tempo di fare sempre più spazio alla percezione del vero Sé. Il senso illusorio di quell’identità  prigioniera nella ruota karmica di nascita e morte è lì per darci opportunità di realizzare che non siamo quello, ma qualcosa di più grande,  al di la di ciò che è impermanente. Ed è più che mai necessario.

FONTI

Annalisa Faliva: Autoipnosi per vincere il dolore, Ipnosi, autoipnosi e meditazione per il benessere di corpo, mente e spirito, ed. LSWR

https://www.meditazionezen.it/76-benefici-della-meditazione/