Con viaggio nell’oltre ci si riferisce al fatto che qualcosa di noi resta dopo la morte del corpo fisico. Abbiamo di questo innumerevoli testimonianze, per esempio i racconti delle persone morte per un certo tempo, e poi rianimate. Molti di essi sono stati in grado di raccontare tutti i dettagli di cosa accadeva nella stanza quando il funzionamento di cuore e cervello era del tutto assente.
Particolare l’esperienza dello statunitense Dannion Brinkley. Nel 1975 venne colpito da un fulmine e rimase morto per 28 minuti, con encefalogramma piatto. Era una persona del tutto materialista, e non si faceva scrupolo di usare violenza fisica e sopraffazione quando gli conveniva.
Quando fu rianimato dallo stato definito near death experience, (in italiano tradotto con “esperienza di pre-morte”) era profondamente cambiato. Raccontò di aver incontrato 13 esseri di luce (lui disse angeli) che gli avevano fatto sentire da dentro le esperienze delle vittime dei suoi abusi e l’avevano aiutato a rendersi conto delle conseguenze delle sue azioni.
In seguito Brinkley andò a chiedere scusa a ognuna delle persone che aveva maltrattato e cambiò completamente attitudine. Da lì in poi si occupò di attività di volontariato in ospedali e ospizi e di iniziative per la guarigione delle persone e della Terra.
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Il viaggio nell’oltre: testimonianze e prove scientifiche
Ha narrato la sua esperienza nel libro tradotto in italiano con titolo Ritorno dall’Aldilà. Il titolo originale, ben più significativo, è invece Saved by the light (Salvato dalla luce). Sono numerose le persone che raccontano esperienze simili a quelle vissute da Brinkley. In ogni caso riferiscono di non avere più paura della morte, e che avrebbero preferito restare nell’aldilà, se avessero potuto.
Quello che per primo si è occupato di raccogliere testimonianze di persone morte e poi rianimate è il medico Raymond Moody, autore di numerosi libri in proposito. Il suo bestseller è La vita oltre la vita. Altre testimonianze sul fatto che qualcosa di noi decisamente sopravvive alla morte le troviamo anche nel libro Le prove scientifiche della vita dopo la morte, di Grant e Jane Solomon.
L’opera si riferisce agli esperimenti svolti dall’inizio del ’93 del secolo scorso nella cittadina di Scole, in Inghilterra. Li si riunirono periodicamente quattro fisici per ricercare prove dell’esistenza di vita dopo la morte.
Gli eventi che si manifestarono durante i loro esperimenti furono talmente sbalorditivi che anche autorevoli psicologi e astrofisici chiesero di poterli osservare, testare e registrare.
L’esperimento di Scole durò cinque anni; quanti poterono parteciparvi testimoniarono di aver ricevuto prove inconfutabili, verificate su base rigorosamente scientifica, che forme incorporee di intelligenza comunicavano con loro dall’aldilà.
Il viaggio nell’oltre: il Bardo Thodol
Di solito le persone molto razionali e materialiste sono convinte che con la morte finisca tutto; mentre quelle con una inclinazione spirituale si dicono convinte che qualcosa, detta anima, continui ad esistere.
A questo proposito ci sono domande antiche quanto l’umanità stessa: se abbiamo realmente un’anima, allora dove va dopo la morte? C’è davvero un qualche tipo di luogo pieno di entità intelligenti al di fuori del nostro universo fisico? Come appare? E cosa facciamo quando arriviamo là? C’è effettivamente un essere supremo a capo di tutto questo?
La fonte più antica e più circostanziata in assoluto sullo spazio tra le vite è il Bardo Thodol, o Libro Tibetano dei Morti, un antichissimo insieme di insegnamenti del buddismo tibetano.
La sua origine si fa risalire al Buddha primordiale, archetipo che rappresenta ciò che si trova all’origine di tutte le cose. Dai tempi antichi è stato confermato da una lunghissima schiera di Maestri illuminati che in meditazione profonda hanno avuto esperienze di ogni dimensione della coscienza.
Il Bardo è stato trasmesso solo in forma orale per millenni, tenuto segreto, e messo in forma scritta dal Maestro Padmasambhava nell’VIII secolo.
Inizialmente è stato insegnato solo a monaci e Lama, perché potessero assistere i morenti e dare loro istruzioni per guidarli nel dopo morte. Nella forma tradizionale rimane comunque un libro iniziatico che senza un insegnante che ne spieghi la complessa simbologia rimane incomprensibile al profano.
E’ tutt’oggi insegnato nei monasteri buddisti e letto dai monaci ai defunti, come guida del dopo morte. I monaci tibetani che lo utilizzano hanno sviluppato una tale sensibilità che sono in grado di dire in che fase si trovi al momento il defunto nello spazio di transito tra la morte e la successiva rinascita. Bardo significa appunto intervallo, spazio intermedio.
E’ utile chiedersi perché sia stato tenuto segreto per molti secoli, e per altre centinaia di anni insegnato soltanto a chi era su un sentiero spirituale. Riassumendo proprio al massimo dice che in ognuno c’è il vero Sé eterno, puro amore, pura pace intoccata.
Questa è l’unica realtà, già presente dentro di noi, ma ne siamo inconsapevoli, perciò la coscienza nasce sul piano materiale in un corpo, per fare una serie di esperienze cercando la sua via per risveglio alla sua vera natura trascendente.
Nasciamo perlopiù in modo inconsapevole dal karma che non è stato integrato nei cicli delle precedenti incarnazioni. Perciò si sviluppa una personalità, un falso sé creato dai condizionamenti, quelli dei sistemi famigliari di madre e padre, e quelli dei karma non risolti, e quindi faremo esperienza del mondo e della vita attraverso questi occhiali deformanti.
Il viaggio nell’oltre: la mente crea il mondo
Il Bardo afferma che il mondo come lo sperimentiamo viene creato dalla mente: chi è nel Vero Sé crea un mondo di armonia, il falso sé condizionato crea un mondo disarmonico. Può così vederlo rappresentato, e attraverso le sfide che il karma propone sviluppare consapevolezza.
Che siamo creatori lo sentiamo ormai dire da innumerevoli fonti, anche dalla fisica quantistica, e nonostante questo facciamo fatica ad accettarlo. Rivelare alla mente ordinaria di un uomo dei secoli scorsi che è la coscienza dell’individuo a creare il suo mondo, avrebbe significato forse attentare alla sua sanità mentale.
Nella sostanza il Bardo dice che l’ego, creato dai condizionamenti e dai traumi non integrati è illusione e perciò il mondo che crea è illusorio, ne più ne meno che un sogno. Ci dice che anche la vita è bardo, e che i due stati vita e morte sono collegati. Sto usando la mia vita per sviluppare consapevolezza, o sto proiettando fuori quanto c’è nell’inconscio e lo scambio per la realtà?
Chi incolpa sempre l’esterno e gli altri di quanto gli succede sta facendo questo. Il Bardo ci dice che anche nello spazio tra le vite continueremo a esprimere la tendenza abituale della nostra mente.
Se stiamo coltivando la consapevolezza, e abbiamo compreso che il mondo è fatto dalle nostre proiezioni, avremo la possibilità di non spaventarci nel bardo quando sperimenteremo il contenuto della mente che si manifesta, e potremmo anche risvegliarci alla verità ed essere liberati dalla spinta a rinascere.
Se invece in vita non abbiamo compreso che il fuori è creato dal dentro e tutto dipende da noi, quando nel bardo si paleserà il contenuto della mente lo scambieremo per una realtà esterna a noi, lo troveremo spaventoso e scapparemo per evitare il confronto. Ci infileremo così nel canale della rinascita, che sarà dettata dal karma e non da una scelta consapevole.
L’accento è su come sia fondamentale usare bene lo spazio della vita per sviluppare consapevolezza, perché sarà l’unica cosa che potremo portare con noi.
Anche Osho ha confermato il Bardo Thodol. Egli ci ha anzi indicato, agli inizi degli anni ’90, di farne una versione modernizzata e comprensibile a tutti, perché il mondo aveva, ed ha sempre più bisogno di comprendere il messaggio di questo insegnamento e di predisporsi a una vita più consapevole.
Dopo diverse ristampe questa versione è tutt’ora disponibile col titolo di Il Risveglio dal Sogno, la grande Liberazione con gli insegnamenti del Bardo ed è corredata da un cd in Mp3 con l’intero processo del Bardo sottoforma di trance.
Il viaggio nell’oltre: l’anima e le scelte per la rinascita
Nel rilassamento la mente inconscia può interiorizzare il processo, mentre la mente conscia può approfondirne la comprensione con la parte scritta. Questo può gettare le basi per una vita più consapevole, guidare le nostre azioni in modo utile e positivo sia in vita che dopo la morte.
Il Bardo ci spiega che esistono persone più evolute spiritualmente che nello spazio tra le vite possono fare scelte consapevoli rispetto alla loro prossima rinascita. A questo proposito riporto quanto emerso dal lavoro degli ipnoterapeuti Michael Newton e Andy Tomlison che in trance profonda si sono, all’inizio casualmente, ritrovati a dialogare con l’anima della persona.
Quando l’istanza della persona che sopravvive alla morte fisica (chiamata anima da Newton e Tomlison, e coscienza nel Bardo) non sia obnubilata dalla paura, ecco che può programmare tutti i dettagli della sua prossima reincarnazione: tipo di corpo fisico, luogo, genitori, stato sociale, ecc. fino alle varie prove che la persona si troverà ad affrontare, tutto per favorire l’evoluzione spirituale.
Meglio usare bene lo spazio della vita quindi, come suggerisce il Bardo Thodol, per accrescere consapevolezza e lavorare sulle proprie paure. Se il mondo in cui ci ritroviamo a vivere è una conseguenza di ciò che si trova nella nostra mente, armonizzare la parte ombra e coltivare più consapevolezza dentro, si tradurranno in un mondo più armonioso fuori.
Ben vengano quindi le tecniche che ci danno strumenti per facilitare la pulizia della mente da ciò che la offusca e la disturba, per esempio: Ipnosi, PNL, Autoipnosi, DMOKA e Psyck-K, e tecniche di psicologia energetica come EFT, EFT Integrata e TAI. Liberi dai condizionamenti del passato potremo scoprire e manifestare più facilmente la nostra intima natura: il Divino.
FONTI
Grant e Jane Solomon, Le prove scientifiche della vita dopo la morte, ed. Armenia
Michael Newton, Il Viaggio Delle Anime, ed. Venexia
Andy Tomlison, Di vita in vita, Amrita Edizioni